3 escursioni da fare a Isella e dintorni

Vi ho già parlato, nello scorso post sul borgo di Isella , della meravigliosa Valle Anzasca ai piedi del Monte Rosa, popolata da casette Walser e giardini da sogno.

Ma, per i più sportivi tra voi, qui non troverete solo pace e relax. Ci sono infatti moltissime camminate che partono dalla valle e arrivano ad altezze notevoli, anche 3000 metri, sui monti circostanti, principalmente il Monte Moro e il Monte Rosa.

Qui di seguito trovate consigli sulle tre più belle escursioni da fare in zona, condite da aneddoti e leggende della zona. Buona lettura!

1. Il Lago delle Fate, le miniere degli Gnomi e altre leggende

Meta estremamente mainstream, essendo raggiungibile anche in macchina e, in ogni caso, trovandosi molto vicino ad Isella, il Lago delle Fate porta indubbiamente un nome affascinante e perfettamente a tema con i borghi circostanti, per un posto che in realtà diventa veramente magico solo addentrandosi per i suoi sentieri meno conosciuti.

Intorno al suo nome così fiabesco, inoltre, aleggiano una serie di misteriosi racconti e leggende locali, che rendono il tutto ancora più affascinante.

Secondo una di queste storie, nella miniera abbandonata (la miniera della Guia), che si trova poco prima del lago, lavorerebbero ancora gli gnomi, chiamati “Gut Viarghini“, che troverete ovunque, intarsiati nel legno, nei giardini delle case e nella foresta. Questo perchè si dice che gli gnomi, quando rischiano di essere visti da un essere umano, si immobilizzino trasformandosi in statue di legno.

I Gut Varghini, inoltre, sempre secondo la leggenda, porterebbero l’oro trovato in miniera alle fate del lago in cambio di marmellate di more e mirtilli, per loro (e anche per la sottoscritta) una vera ghiottoneria. Le fate, dal canto loro, utilizzerebbero l’oro per ricavare i loro vestiti e la loro polverina magica che consente di volare.

Se volete trovare conferma a queste leggende e cercare di vedere alcuni gnomi al lavoro, potrete recarvi sul posto di persona, prenotando una visita guidata sul sito della Miniera della Guia. Se anche non riuscirete ad avvistare gli gnomi, potrete sempre scoprire di più sull’interessantissima storia della zona e delle sue miniere d’oro, di cui pochi sanno dell’esistenza.

Tornando al nostro sentiero per il Lago delle Fate, la partenza è da Isella, non potrete minimamente sbagliarvi, perchè un carinissimo cartello in legno vi indicherà la direzione.

La camminata attraversa il grande prato del borgo con i suoi cavalli bianchi (o unicorni?), per addentrarsi poi nella foresta, lungo un sentiero in pietra da Mago di Oz. Vi ritroverete in breve in una radura, davanti a voi un piccolo agglomerato di case Walser, una versione ancora più in miniatura della già incredibilmente fiabesca Isella. Il mini borgo è molto vivo, nonostante le sue dimensioni, e popolato da abitanti del posto, che tengono anche qui tutto con estrema cura, compresa la piccola chiesetta al centro dell’abitato.

Superato il paesino, comincerete a vedere un pò più gente su una stretta strada asfaltata che passa più in alto rispetto al sentiero, ma che è percorsa spesso e volentieri dai numerosi visitatori del lago, soprattutto nel weekend. Capirete di essere arrivati non per il lago in sè, ma per via dei tre bar ristoranti che sono stati costruiti lungo le sue rive e per la quantità di gente accampata sui prati intorno.

borgo_sentiero_lago_fate

Il lago è molto carino, anche se non si tratta di un lago naturale, ma di un bacino artificiale creatosi con la costruzione della diga per lo sbarramento del torrente Quarazza. Il panorama intorno è stupendo e, come tutto qui in zona, estremamente rilassante.

Ma la vera bellezza sta, secondo me, diversamente rispetto a quanto succede di solito, nel sentiero da percorrere per arrivarci e in ciò che si trova camminando oltre al lago, allontanandosi dalla confusione per addentrarsi nuovamente nella foresta.

Vi consiglio infatti di proseguire sul sentiero verso le altre possibili mete della zona, anch’esse uscite da un romanzo fantasy: la città abbandonata di Crocette (a 1400 metri) e la meravigliosa Alpe Piana.

Crocette è un antico villaggio di minatori che è stato abbandonato nel 1953, nel quale potrete ancora osservare i vari luoghi dove veniva stoccato e trattato l’oro estratto dalle miniere (chiuse appunto negli anni ’50), tuffandovi anche solo un minimo nella storia locale.

L’Alpe Piana invece, raggiungibile dopo una camminata piuttosto lunga e per chi è più abituato alle escursioni, è forse la parte più bella da vedere, con tanto di torrenti, cascatelle e pini verdeggianti.

Il percorso per rientrare è lo stesso dell’andata, ma considerate le ore di cammino e quanto siete affaticati prima di avventurarvi fino in fondo al sentiero!

2. Il Rifugio Zamboni-Zappa e le pietre venute dallo spazio

Per arrivare al rifugio Zamboni-Zappa, partendo da Pecetto, ultima frazione di Macugnaga (a pochi minuti di macchina da Isella, la strada semplicemente termina alle pendici della montagna, non vi potete sbagliare) ci sono due modi: uno più soft per i più pigri o meno esperti, ed uno per gli sportivi, un pò più difficile, ma comunque fattibile da tutti.

Noi abbiamo ovviamente optato per il più soft, consigliatoci in realtà da Beto stesso (di cui vi parlo nel precedente post su Isella), che prevede l’utilizzo di ben due ripidissime seggiovie incredibilmente vintage (ed economiche!) per arrivare al Ristorante Belvedere, dal quale parte poi il sentiero effettivo per lo Zamboni. In questo modo, si evita la prima parte di salita, che è in realtà una lunga risalita delle piste da sci, senza alberi e sotto il sole.

Il consiglio è quello di percorrerla in discesa, al ritorno, ma noi in realtà, che abbiamo fatto anche la discesa in seggiovia, l’abbiamo trovata stupendamente rilassante e panoramica, essendo l’impianto costruito quasi in verticale sul lato della montagna e, quindi, a strapiombo sulla valle e sulle casette di Macugnaga.

Qualsiasi opzione sceglierete, una volta arrivati in cima alla seconda seggiovia anni ’90 non avrete altre alternative se non percorrere a piedi il meraviglioso sentiero alla volta del rifugio.

Partiamo anche noi entusiasti, dopo il rilassante viaggio da pensionati in seggiovia, seguendo i cartellini in legno che indicano la direzione per lo Zamboni-Zappa.

Nel giro di una decina di minuti ci ritroviamo su un ripido crinale e ci rendiamo subito conto di trovarci esattamente al limitare di una enorme distesa di rocce e detriti: la lingua del ghiacciaio, che si snoda curvando lungo la montagna come il letto di un enorme fiume in secca.

La camminata diventa qui davvero originale, perchè il sentiero passa esattamente ai lati della lingua e, per un breve tratto, ve la fa attraversare, in un paesaggio che diventa a quel punto quasi lunare (nella foto, il pallino è dove si cammina attraverso la lingua del ghiacciaio, la freccia, invece, è dove prosegue il sentiero). Il tutto con il Monte Rosa di fronte a voi e alberi verdi tutto intorno.

I colori sono a dir poco magnifici, non so se per il modo in cui cade la luce del sole, ma sembra quasi che la montagna e gli alberi siano colorati a matita su un foglio, usciti direttamente da un dipinto. Una sensazione che avevo provato prima soltanto in Islanda, dove la particolarissima luce nordica sicuramente contribuiva a questo effetto ottico.

Attraversiamo la lingua del ghiacciaio in bilico su larghi pietroni e percorriamo poi la continuazione dello stretto sentiero ai suoi lati.

Ad un certo punto, alla nostra sinistra, intravediamo un masso a dir poco enorme e, subito dietro, il rifugio Zamboni- Zappa, con il suo legno scuro e le sue finestrelle verdi e rosse. La meta è vicina!

Più ci avviciniamo al rifugio, più notiamo una caratteristica davvero particolare del paesaggio: massi enormi ovunque, chiamati anche boulder, piantati a caso sull’enorme distesa verdeggiante dietro al rifugio, quasi fossero caduti dal cielo.

Beto ci aveva avvisati, aggiungendo anche che non si sa esattamente da dove vengano questi massi. Voi direte, probabilmente dalle montagne e dal ghiacciaio, che circondano in un abbraccio il misterioso prato roccioso, ma a quanto pare la spiegazione non è così semplice.

Il loro aspetto, poi, ricorda davvero quello di comete cadute dallo spazio e piantate nel terreno o, in alcuni casi, quello di giganti uova di dinosauro pronte a schiudersi.

Noi optiamo per la spiegazione spaziale, perchè rende sempre più particolare e alieno il paesaggio davanti ai nostri occhi e perchè siamo fan degli UFO. Ma sbizzarritevi pure a trovare le analogie che più preferite, sicuramente il paesaggio non mancherà di stimolare la vostra fantasia verso le più incredibili spiegazioni!

Arriviamo al rifugio e ci mangiamo due ottimi e semplicissimi piatti di pasta al sugo, notando con stupore una serie di turisti olandesi (che qui vanno per la maggioranza) che ingurgitano piatti enormi di fagioli e patate, con il sole estivo a picco sulle nostre teste ed una serie di altre camminate davanti a noi (nonchè il temibile ritorno a valle). Ci chiediamo quale sarà il loro destino e se mai riusciranno a discendere la montagna con un tale pranzo leggero sullo stomaco, ma sembrano tutti incredibilmente a loro agio.

A conferma della nostra paura dell’abbiocco post-prandiale (la pasta ci sembrava già troppo pesante per una camminata in montagna), in fase di digestione optiamo per una mini esplorazione sonnolenta del prato alle spalle del rifugio, invece di intraprendere il sentiero verso i laghi, addentrandoci tra gli enormi massi spaziali lungo uno scrosciante ruscelletto di montagna, di fronte a noi sempre la ripidissima parete est del Monte Rosa.

Torna anche qui, improvvisamente, la stessa sensazione, provata a valle, di stare nella Contea, quasi che i massi siano casette e gli escursionisti, sdraiati a riposare alle loro ombre, tanti piccoli Hobbit che le abitano.

Ci sdraiamo anche noi, tipicamente sprovvisti di qualsivoglia telo, sulla distesa erbosa, in riva al ruscello, e digeriamo con calma la nostra pasta in assoluto relax, continuando a pensare, con una punta di preoccupazione, ai nostri amici olandesi e ai loro piatti di fagioli.

Se voi invece sarete più scaltri di noi e arriverete allo Zamboni provvisti di un leggero pranzo al sacco da camminatori veri, potrete continuare il sentiero tra i massi per un breve tratto e vi ritroverete al Lago delle Locce, anch’esso bellissimo da vedere e un posto molto rilassante dove riprendersi dalle fatiche della camminata.

Il ritorno a valle è più facile dell’andata, nonostante sia più malinconico a causa del ritorno alla quotidianità dopo tanta incontaminata bellezza. Se sarete meglio organizzati di noi, consiglio di prenotare una notte al rifugio ed esplorare meglio i suoi dintorni e i percorsi disponibili. Non ve ne pentirete!

Scegliamo di percorrere lo stesso sentiero dell’andata, ma ne esiste anche un altro circolare, molto bello, che vi riporterà a valle senza passare per le seggiovie e le piste da sci (chiedete una cartina e informazioni alla biglietteria della prima seggiovia, all’inizio del sentiero a valle). Passiamo nuovamente attraverso la lingua del ghiacciaio e arriviamo giusto in tempo per l’ultima corsa delle seggiovie, alle 17:00.

Ci godiamo il ritorno forse poco avventuroso ma indubbiamente rilassante, tra l’aria fresca e il panorama stupendo (anche qui, mi ricorda i paesaggi del Signore degli Anelli): la verde montagna con le cascate ai nostri lati, Macugnaga con le sue casette in legno ai nostri piedi e, dietro di noi, il meraviglioso Monte Rosa.

3. Sul gelido Monte Moro

L’ultima escursione che riusciamo a fare prima del nostro rientro a Milano è sul Monte Moro, un’alta cima ai confini con la Svizzera, in inverno adibita ad impianto sciistico e d’estate una landa lunare e freddissima, ma con una vista spettacolare sul complesso del Monte Rosa.

La salita è possibile, per un tratto a piedi, partendo dalla funivia che si trova a pochi passi dal Dorf di Macugnaga.

Il primo tratto di percorso, che corrisponde anche al tratto della prima delle due funivie, è facilmente percorribile a piedi. Continuando la salita, però, è più consigliabile prendere la funivia, perchè il percorso nell’ultimo tratto diventa davvero impervio e potenzialmente pericoloso.

Sulla cima del Monte Moro, a 3000 metri, vi ritroverete nel mezzo di grigi lastroni di fredda pietra e di due salvifici rifugi, indispensabili anche ad Agosto per via delle rigidissime temperature alle quali la maggioranza degli escursionisti non sono preparati (vedrete addirittura gente in canotta e pantaloncini corti, statuette di ghiaccio che corrono in cerca di riparo).

Il panorama è totalmente lunare, per come ci immaginiamo la Luna quanto meno, e ci si sente estremamente lontani dal mondo abitato, quasi in una bolla ad alta quota.

Il vento qui tira sempre fortissimo, tanto che spesso la funivia viene chiusa, ma, se ve la sentirete, potrete percorrere una breve scalinata esposta che porta alla famosa madonnina del Monte Moro e ad un mini belvedere sul Lago Smeraldo, al confine esatto con la Svizzera.

Consiglio, dopo aver girato i dintorni, di pranzare in uno dei due rifugi, entrambi dotati di vista stupenda sul Monte Rosa, di ottimi menu caserecci e di provvidenziali stufe sempre accese, che vi assicuro adorerete nonostante il clima estivo.

Sulla via del ritorno, potrete percorrere il secondo tratto di sentiero anche a piedi, arrivando direttamente al meraviglioso Dorf di Macugnaga, il centro storico della città, e sentendovi come esploratori spaziali di ritorno sulla terra ferma.

Queste le tre escursioni che vi consiglio per la vostra vacanza a Isella o dintorni, ma i sentieri e le meraviglie in queste zone abbondano veramente, assicuratevi quindi di chiedere all’ufficio informazioni di Macugnaga consigli e cartine, per non perdervi nulla e godervi appieno queste magiche montagne!


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