5 cose da fare a Samarcanda

Nonostante molti non conoscano l’Uzbekistan, tutti sicuramente hanno sentito nominare almeno una volta nella vita Samarcanda, anche solo per l’omonima canzone. Nel mio caso, fino alle medie ero convinta si trattasse di una città totalmente immaginaria e strimpellavo (malamente) la mia chitarra sulle note di Vecchioni immaginandomi una specie di Agrabah della Disney, con i tappeti volanti e i geni delle lampade, ma in versione thriller, con vecchine nere che sbucavano minacciose dietro ad ogni angolo. 

Ebbene, mai avrei immaginato, a quell’età, che avrei messo piede nella reale Samarcanda, ancor meno che non vi avrei incontrato nessuna inquietante nonnina che annunciasse la mia morte imminente.

Tuttavia, nonostante la lieve svista geografica, almeno su una cosa avevo indovinato: Samarcanda è veramente magica ed esotica come la immaginavo. Non che io abbia avuto la fortuna di rinvenire una lampada magica, ma l’atmosfera che si respira è davvero unica e speciale, accogliente e variegata, un mix di culture, storia e tradizioni introvabile in altre parti del mondo. 

La città è colma di cose bellissime e interessanti da vedere, ma mi limiterò qui a raccontarvene solo 5, nella speranza che vi comunichino almeno in parte ciò che si prova a visitare questo posto, definito non a caso dall’UNESCO un crocevia di culture. 

1. Piazza Registan e le Madrase

Al primo posto di questo elenco non può certo mancare Piazza Registan, probabilmente il luogo più conosciuto e fotografato di Samarcanda. 

Questa piazza è davvero imponente ed impressionante. Più grande di un campo da calcio, è circondata da tre edifici a dir poco enormi, con facciate decorate da stupendi mosaici e maioliche.  Una scalinata con uno stupendo punto panoramico occupa il quarto lato della piazza, dal quale la si può fotografare nella sua interezza. Consiglio di sfruttare questo luogo anche alla sera, quando potrete ammirare la piazza avvolta da una speciale luce mistica, grazie ad un meraviglioso sistema di illuminazione che la rende addirittura più maestosa che durante il giorno.

I tre edifici che la incorniciano sono tre Madrase, ossia antiche scuole islamiche dove si studiava teologia e diritto islamico. 

Dopo aver ammirato le meravigliose facciate di queste imponenti scuole, entrandovi noterete un fatto piuttosto curioso, presente anche in altri edifici di questo genere in Uzbekistan. I cortili di molte Madrase, per non essere lasciati spogli, sono stati concessi a venditori di souvenir e oggetti tipici, probabilmente per tenerli sempre in vita e animati per chi le visita. 

Che piacciano o non piacciano, il consiglio rimane comunque quello di acquistare i vostri souvenir al mercato coperto, dove costano molto meno e dove si possono ancora trovare pezzi unici e non produzioni in serie. 

Sicuramente, l’edificio all’interno più suggestivo della piazza è la Madrasa di Tylia Kari, che letteralmente significa “coperta d’oro”. Il motivo di questo nome così altisonante vi sarà chiaro non appena ne varcherete la soglia, ritrovandovi sotto ad una cupola interamente ricoperta da decorazioni dorate. Una visione meravigliosa che vi lascerà senza fiato e con il collo indolenzito, dopo averla ammirata a testa in sù per un tempo che sembra infinito. 

2. La leggendaria moschea di Bibi Khanym

La Moschea di Bibi Khanym (pronuncia “khanum”) deve il suo fascino alle numerose leggende che la circondano. Si tratta niente meno che di una delle moschee più grandi del mondo islamico del XV secolo, della quale purtroppo ora sopravvive solo una “piccola” parte. 

La storia ci insegna che questa moschea venne fatta costruire su ordine di Tamerlano nel 1399, ma a noi è la leggenda che interessa di più. Secondo la tradizione popolare, infatti, la costruzione di questa moschea venne ordinata e seguita dalla moglie preferita di Tamerlano, Bibi Khanym (letteralmente la traduzione sarebbe “la donna migliore/la più intelligente”), la quale voleva fare una sorpresa all’amato marito che tornava da una lunga campagna militare in India. Tuttavia, durante i lavori di costruzione, l’architetto si innamorò della bellissima Bibi Khanym e decise di ricattarla: avrebbe terminato l’opera solo dopo aver ricevuto da lei un bacio. Bibi Khanym rifiutò tassativamente di sottostare al ricatto, offrendo all’architetto numerose concubine in alternativa, ma infine dovette cedere. Decise di concedere all’architetto di baciare soltanto la sua mano ma egli disobbedì e le diede un passionale bacio sulla guancia. Si racconta che il bacio fu così pieno di passione che lasciò un segno indelebile sulla guancia della donna, tanto che ella dovette ricoprire il suo volto per non nascondere questa vergogna, obbligando anche tutte le altre donne a fare la stessa cosa. Da qui sarebbe nato l’utilizzo del Burqa in Uzbekistan, che veniva effettivamente indossato nella sua versione completa, esattamente come in Afghanistan, fino all’arrivo dei sovietici.  

Un altro elemento appartenente alla storia e alla leggenda si trova nel cortile di questa bellissima moschea. Si tratta della Pietra di Koran, un’enorme leggio in pietra sul quale veniva appunto posata una copia enorme del Corano per le cerimonie religiose. Ancora oggi, si dice che girando tre volte, in silenzio, intorno a questa pietra, ed esprimendo un desiderio, esso si avvererà entro l’anno. 

3. La necropoli di Shah-i-Zinda e la scalinata pessimista

La necropoli di Shah-i-Zinda si trova leggermente fuori dal centro ma è un luogo davvero meraviglioso e che non può mancare alla vostra visita della città. Si tratta di un insieme di coloratissimi mausolei azzurri, ciascuno contenente la tomba di diversi personaggi importanti di Samarcanda e del mondo islamico in generale. Tra di essi, spicca sicuramente il cugino del profeta Maometto, che si dice sia sepolto proprio lì e dal quale deriva il nome della necropoli, che significa “il re vivente”. 

Il complesso include più di 20 edifici, uno più bello e colorato dell’altro, quasi tutti aperti per poter ammirare anche dall’interno le loro cupole colorate. 

Per accedere alla parte alla necropoli, è necessario salire una scalinata bianca e dai gradini piuttosto alti. Di per sè, nulla di speciale. Se non fosse che questa scalinata porta con se una ventata di pessimismo che mai mi sarei aspettata da del freddo marmo bianco. 

Se siete curiosi anche voi di subirne la nefasta influenza, vi sarà necessario sapere prima di tutto la premessa: se il numero di gradini che contate sarà lo stesso a salire e a scendere, allora qualsiasi vostro desiderio abbiate espresso verrà esaudito. Ora, rassicurati dal fatto che si tratta di una premessa semplice e di un compito ancor più facile, dovete soltanto contare in silenzio i gradini mentre salite ed esprimere un desiderio, sempre in silenzio, quando siete arrivati in cima. Dopo esservi persi tra le meraviglie dei mausolei, ricordatevi di contare nuovamente i gradini quando scendete. Scoprirete, con vostro sommo sconforto, l’esistenza di un gradino in più, che non riuscirete ad eliminare neppure contando e ricontando i gradini, salendo e scendendo disperatamente una miriade di volte e sistemandovi con la palestra per i prossimi 3 mesi. 

A quanto pare la morale di questa triste faccenda è una soltanto: i tuoi desideri non si possono mai avverare. Rassegnati e vivi con i piedi per terra. 

The End. 

4. L'antico Mahalla e Invisible Samarkand

Il Mahalla, il quartiere antico di Samarcanda e l’esperienza esplorativa (e meditativa) di Invisible Samarkand meriterebbero un post a parte per la quantità di cose che vorrei raccontarvi. Cerco quindi di essere il più sintetica possibile, pur trasmettendovi una minima parte delle svariate emozioni che proverete dopo questa esperienza. 

Partiamo con i Mahalla che in Uzbekistan sono i quartieri popolari e tradizionali, prettamente residenziali ma con alcune piccole strutture a carattere religioso (nel caso di quello di Samarcanda, una meravigliosa sinagoga).  Si tratta di tante piccole case tipiche, nascoste agli occhi dei passanti da alte mura e da cancelli, dai quali spesso sbucano rami di alberi di melograno (frutto tra i simboli del paese). Le case sono costruite una accanto all’altra e distribuite lungo un intrico di vie e viuzze nel quale è facilissimo perdersi, spesso con le fogne a cielo aperto e in cui le macchine girano a discrete velocità (quindi fate attenzione). Ora voi mi direte, perché mai dovremmo avventurarci in un posto del genere? Ebbene, vi dico con assoluta onestà che l’esplorazione di questa parte di città è stata l’esperienza più bella ed autentica che io abbia fatto a Samarcanda. 

Il fascino di questo quartiere inizia già dal suo ingresso, letteralmente un minuscolo passaggio nascosto dietro ad un negozietto di alimentari. Attraverso questa sorta di crepa nella roccia si entra in un mondo totalmente a sé stante, silenzioso e lontano dalle masse di persone, intimo e riservato, estremamente legato alla quotidianità e ad antiche tradizioni. Vi perderete nelle viuzze del Mahalla, spesso circondati da bambini curiosi che non hanno mai visto turisti occidentali, potrete acquistare buonissimi Somsa dalla signora che li vende per strada, osservare l’interno di alcuni cortili che vendono oggetti di chincaglieria di tutti i tipi, molti ancora appartenenti al periodo sovietico e sostare in una piazzetta da fiaba, con la sua piccola sinagoga bianca e azzurra, gli alberi verdi, una vecchia fontana in disuso, il sole e gli uccellini che cinguettano, solo voi e la calma assoluta (e il vostro gustoso Somsa sempre a portata). 

Il mio consiglio per affrontare questo bellissimo viaggio in un’altra dimensione, se non ve la sentite di farlo da soli, è quello di provare l’esperienza di Invisible Samarkand. Si tratta di una visita guidata immersiva attraverso il Mahalla e altri quartieri inusuali di Samarcanda. Per più di un’ora, passeggerete per le strade di queste zone della città armati di modernissime cuffie, nelle quali una cullante voce narrante vi racconterà la storia di vita e d’amore di un ragazzo, nato e cresciuto nel Mahalla, poi trasferitosi fuori dall’Uzbekistan e infine rientrato nella sua città natale per lavoro. Senza anticiparvi nulla di questa bellissima storia di vita, commovente, avvincente e a tratti filosofica, vi dico solo che ve ne sentirete completamente avvolti, immersi nel mondo dei protagonisti mentre, camminando per le strade, vi descrivono immagini della loro vita che vi appariranno nitidamente davanti agli occhi, come foste voi ad osservarle in prima persona. 

Il racconto è intervallato da momenti di meditazione, come quello stupendo nella piazza della sinagoga, di esercizi di stretching e di domande esistenziali sulla nostra stessa vita ed esistenza, sul nostro futuro e sul significato di ciò che facciamo nel presente. 

Un percorso quindi di esplorazione non solo della città nascosta, ma anche di noi stessi, attraverso una storia di vita semplice e sempre attuale, che potrebbe tranquillamente diventare quella di tutti noi.

Se volete provare quest’esperienza, ricordate soltanto che, al momento, le lingue disponibili sono solo l’inglese e il russo (ci siamo proposti per fare la traduzione italiana) e che il percorso è molto lungo, va quindi scelto l’abbigliamento giusto e bisogna ricordarsi di portare sempre dietro una bottiglia/borraccia d’acqua. 

Qui il link per maggiori informazioni e per i biglietti.

5. L'osservatorio di Ulugh Begh

File:Ulugh Beg Observatory inside.jpg - Wikimedia Commons

Dopo questo vortice di mosaici, leggende mistiche, esperienze immersive e meditazione, torniamo per un attimo alla scienza e all’impressionante osservatorio di Ulugh Begh. Considerato una delle più importanti scoperte archeologiche del XX secolo, questo osservatorio venne fatto costruire nel 1420 da Ulugh Begh, principe ma soprattutto uno dei padri fondatori dell’astronomia. L’edifico consisteva di tre enormi piani e un gigantesco quadrante di 30 m progettato per osservare la posizione delle stelle e dei pianeti, effettivamente azzeccata con una precisione sconvolgente che noi riusciamo ad ottenere soltanto con modernissimi strumenti di osservazione. L’enorme quadrante era situato in parte all’interno della collina e raggiungeva la cima dei tre piani dell’edificio, con un’altezza di 11 metri. Attualmente, soltanto una parte rimane visibile, decisamente impressionante ed affascinante per la modernità di un tale strumento costruito in un’epoca così antica. 

Non perdetevi anche il museo che si trova lì accanto, colmo di informazioni interessantissime sulle scoperte astronomiche di Ulugh Begh e della sua scuola. 

Chicca finale: il mercato coperto

Non fatevi infine sfuggire il mercato coperto, frequentato soprattutto dagli abitanti di Samarcanda e colmo di meraviglie gastronomiche e oggettistiche. 

Tra le altre cose, potrete trovarvi gustosissimi dolci e dolcetti, il pane tipico uzbeko, moltissime tipologie di tè sfusi e di buonissime spezie, le tipiche tazze e teiere in porcellana blu, bianca e dorata (alla modica cifra di un dollaro per due tazzine), una serie infinita di cappelli tipici, scialli e altri articoli di abbigliamento e tutte le meraviglie che normalmente si scovano solo nei mercati. In sunto, vagate tra i banchetti e divertitevi!

Ci sarebbero moltissime altre cose da raccontare su Samarcanda, una città enorme ma incredibilmente intima ed accogliente, moderna ma antica, colma di storie e curiosità. 

Rimando ai prossimi post per continuare il mio racconto sull’Uzbekistan e, se volete più informazioni, contattatemi o commentate qui sotto!

Al prossimo post!

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