Cosa fare nella penisola di Snaefellsness, in Islanda? Vi racconto qui la quarta parte del mio itinerario di 15 giorni lungo la Ring Road!
Questo post fa parte di un itinerario più lungo suddiviso in quattro macro-aree: Sud, Ovest (Seydisfjordur), Nord e Est (penisola di Snaefellsness e Reykjavik). La mappa con l’itinerario completo è in fondo a questo post.
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Giorno 10-11
Cosa fare nei dintorni di Grundarfjordur, penisola di Snaefellsness
Grundarfjordur è forse il villaggetto (per gli standard islandesi, cittadina) più noto della penisola di Snaefellsness costruito di fronte ad una strana montagna dalla cima piatta che sbuca dal mare, la montagna di Kirkjufell (letteralmente “montagna chiesa”), uno dei luoghi più fotografati di Islanda (questa mia foto purtroppo non le rende affatto giustizia).
Vi sostiamo per due giorni, incontrando un clima piuttosto infelice, ma improvvisando due escursioni tra le più belle della vacanza: quella nel tunnel vulcanico di Vidgelmir e nel ghiacciaio del Langjokull. A queste due esperienze si aggiungono anche una stupenda camminata nel parco naturale di Snæfellsjökull e l’avvistamento delle orche dal porto di Olafsvik!
Cosa vedere nel parco naturale di Snæfellsjökull
Nonostante i nostri due giorni nella penisola di Snaefellsness siano stati marcati dal brutto tempo e da una pioggia costante (siamo ormai a inizio ottobre), decidiamo di avventurarci in una serie di passeggiate panoramiche lungo la costa davvero meravigliose, situate tutte all’interno del parco naturale di Snæfellsjökull!
Durante il nostro cammino ci impressionano moltissimo le due spiagge di sabbia nera di Djúpalónssandur e Dritvík, in netto contrasto con il muschio verde acceso che avvolge le scogliere circostanti e con l’azzurro del mare. Non da meno sono i faraglioni di Lóndrangar, il più alto dei quali misura ben 75 metri!
Infine, percorriamo un tranquillo sentiero che ci porta al faro di Svörtuloft, uno dei simboli della penisola, che con il suo arancione brillante svetta in mezzo alle scogliere nere in stile Mordor e all’onnipresente muschio verdeggiante.
Per avere maggiori informazioni sul Parco Naturale di Snæfellsjökull, consultate il sito ufficiale!
Come visitare il tunnel di lava di Vidgelmir
Il tunnel di lava di Vidgelmir si trova a circa 1.40h dalla penisola di Snaefellsness. Nonostante non sia quindi propriamente una delle cose da fare nella penisola di Snaefellsness, rientra nei dintorni facilmente raggiungibili ed è un’esperienza consigliatissima!
Nel gelo di una mattina di Ottobre, ci ritroviamo davanti ad una struttura nel mezzo del nulla, a Vidgelmir, sperando sia il posto giusto da cui iniziare la visita del tunnel (questo il sito per prenotare i biglietti). Primi all’apertura, nutriamo inizialmente qualche sospetto, finchè non vediamo apparire un amorevole labrador, fedele compagno del responsabile della struttura, e alcune guide, che ci porgono gentilmente dei fantastici caschetti muniti di torcia frontale.
Ci incamminiamo lievemente impacciati alla volta del tunnel di lava, insieme ad un piccolo gruppo di turisti.
Il tunnel è letteralmente incredibile, scavata nella roccia basaltica dalla lava che vi è passata attraverso per secoli, fuoriuscendo da un vicino vulcano. I colori imperanti sono il rosso, il nero e un lieve giallognolo.
La guida ci racconta moltissime cose estremamente interessanti, tra cui, quella che più mi è rimasta impressa, è una ricerca della NASA, attualmente in corso, su dei batteri e dei funghi che vivono proprio in quella grotta. Sembra infatti che questi esseri viventi riescano a sopravvivere all’interno del tunnel con pochissime quantità di acqua e di aria, moltiplicando lo scarso l’ossigeno che hanno a disposizione con una qualche reazione chimica. La NASA vedrebbe questo meccanismo come una possibilità per studiare metodi di colonizzazione di altri pianeti, dove acqua e ossigeno non sono presenti.
Un’altra storia estremamente interessante e misteriosa è quella di alcune ossa animali che sono state ritrovate proprio all’interno della grotta, dallo studio delle quali si è scoperto che appartenevano ad un animale che è stato cucinato e poi mangiato da un essere umano. Ma chi avrebbe potuto vivere in un posto del genere, senza cibo, acqua e con pochissimo ossigeno a disposizione? Non si è ancora trovata una risposta a questo mistero.
Arrivati alla fine del sentiero, costruito con assi di legno all’interno del tunnel, la guida ci fa disporre in cerchio e poi ci chiede di spegnere le luci frontali. Sperimentiamo così cosa vuol dire stare in una grotta a quella profondità senza una fonte di luce artificiale. Un buio denso ci circonda, nel silenzio più assoluto, e non è possibile scorgere alcuna ombra nè altro, solo nero fitto tutto intorno a noi, immobile e avvolgente come una fredda coperta.
Entusiasti ritorniamo alla superficie, discutendo allegramente dei vari aneddoti che ci hanno raccontato.
Come visitare il tunnel di ghiaccio nel Langjokull
Quest’esperienza è davvero unica e irripetibile: una passeggiata all’interno di un ghiacciaio, il Langjökull (grande quanto la città di Singapore, tanto per dare un’idea), nel più largo tunnel di ghiaccio al mondo costruito dall’uomo (ce ne sono altri?).
Un posto a dir poco assurdo, con tanto di cappella per cerimonie religiose e laiche (a quanto pare, richiestissima per i matrimoni) e di sala adibita alle feste, scavato ancora più assurdamente da un gruppo di folli visionari e visitabile soltanto per 12 anni in totale, prima che il ghiacciaio si riprenda i suoi spazi, stratificandovisi sopra e chiudendolo per sempre.
Come raggiungere il ghiacciaio di Langjökull
Per arrivare all’ingresso del tunnel, è necessario prenotare un apposito tour tramite Into the glacier.
Nel nostro caso, prenotiamo l’ultimo tour della giornata, e siamo fortunati, perché siamo solo 7 matti in balia del freddo, al contrario del gruppo precedente composto da almeno una trentina di persone. La partenza è da Husafell, piccolo centro abitato ai piedi del ghiacciaio, situato a 1.30h dalla penisola di Snaefellsness. Saliamo effettivamente, come da fedele illustrazione sul volantino, su un improbabile camion gigante, che scopriamo poi essere stato utilizzato dall’esercito americano, durante la guerra fredda, per il trasporto di innocui missili a scopo difensivo.
La nostra guida è parte integrante di tutta questa esperienza incredibile. Infatti, oltre ad essere un performer famoso nella Broadway di Reykjavík (ci invita tutti ad assistere al suo famoso musical romantico, in quel momento un successo di pubblico e di critica), è anche esperto di tradizioni islandesi e di leggende, e passa il viaggio di andata e di ritorno a raccontarcene moltissime.
Scopriamo così diverse informazioni utili, tra cui il motivo per il quale si incappa spesso in strade perfettamente dritte che curvano in punti dove non ci sarebbe bisogno di curvare: questo accade perchè in quei punti si trovano pietre o alberi ritenuti per tradizione abitazioni o luoghi sacri del popolo degli Elfi, dunque nessun islandese si azzarderebbe mai a spostarli o demolirli.
Gli Elfi non hanno nulla a che vedere con l’immagine che tendenzialmente ne abbiamo noi, ma si tratta di creature invisibili appartenenti a quello che viene chiamato Popolo Nascosto, l’Huldfolk. Gli Elfi, in islandese àlfar, insieme agli elementali e alle divinità pagane, composte, tra gli altri, dai ben noti Odino e Thor, sono parte integrante dell’identità e della storia islandese e convivono in maniera incredibilmente ravvicinata con il Cristianesimo, la religione più praticata. Secondo un sondaggio del 2007, infatti, solo l’8% degli islandesi rifiuta la credenza in questi esseri sovrannaturali e solo il 14% della popolazione si dice sicuro che gli Elfi non esistano. Sembra quindi che in Islanda, praticare il Cristianesimo non escluda necessariamente credere nel Popolo Nascosto, anzi, le due cose convivono strettamente correlate, tanto che nel 999 gli Elfi stessi vennero cristianizzati, dando vita a concetti come le chiese degli Elfi, luoghi sacri e intoccabili dall’uomo comune.
Come la nostra guida ci ha molto chiaramente spiegato, credere nelle creature del Popolo Nascosto (e per alcuni, aderire alla religione di Ásatrú, riconosciuta recentemente come credo religioso a tutti gli effetti), non significa aderire ad una visione del mondo e di queste creature univoca e canonica, ma interpretare la loro presenza sulla terra come si ritiene sia più giusto. Per alcuni le divinità sarebbero potenze naturali, per altri rappresenterebbero valori come la giustizia, la saggezza o la protezione, per altri ancora sarebbero poteri benevoli che permeano tutto ciò che c’è intorno a noi. Insomma, il concetto di credenza religiosa a cui siamo più abituati non ha nulla a che vedere con quello islandese, ma si tratta, come tante altre cose qui, di qualcosa di molto più libero e aperto all’interpretazione del singolo.
👉 Dove imparare qualcosa di più sugli Elfi e sulle leggende islandesi: The Elfschool
Dentro al tunnel di ghiaccio nel Langjokull
Dopo l’incredibile viaggio sul camion della Guerra Fredda che si inerpica sull’enorme ghiacciaio del Langjökull, cullati dalla voce della nostra guida che, in un inglese melodioso, ci racconta di Elfi, creature della natura e divinità pagane, arriviamo al tanto atteso ingresso del tunnel di ghiaccio, di fatto una specie di buco nel mezzo di una distesa bianca che sembra un deserto di neve sconfinato, sotto un cielo azzurissimo dopo la tempesta di neve di appena un’oretta prima (altra sfacciatissima sfortuna, gli dei ci assistono).
Entrati nel tunnel, ci fanno indossare delle specie di ramponi inseribili sulla suola delle scarpe (evitate comunque le scarpe da ginnastica, nel caso ci stiate pensando, sono una pessima scelta se vi trovate su un ghiacciaio) e cominciamo il nostro giro attraverso il tunnel, che si snoda lungo un percorso a cerchio, camminando lungo stretti corridoi di ghiaccio che a tratti si aprono in ampi slarghi, quasi delle piazzette in un paesino sotterraneo.
La guida ci racconta una serie di aneddoti estremamente spassosi sulla costruzione del tunnel ad opera di folli visionari, ci mostra luoghi “di culto” come la piscinetta di acqua ghiacciata dove si è immerso, in un estivo costumino da bagno, un membro del personale responsabile dei tour, durante un festino nel ghiacciaio, ubriaco e dopo una scommessa con amici. Ha vinto lui, riuscendo tranquillamente a sguazzarvi per una trentina di minuti senza ibernare.
Le feste gloriose di cui ci parla la nostra guida si svolgono in un’apposita sala, con tanto di bancone bar e di spazio per ballare.
Ma ciò che più ci rimane nel cuore, nonostante già tutto il tour e le storie ascoltate fossero di per sè fantastiche, è la cappella di ghiaccio, una stanzetta a cupola per le funzioni religiose (e non, valgono anche i matrimoni laici), con tanto di panchette in legno e altare.
Entriamo in un silenzio quasi devoto, capendo che questo luogo è diverso dal resto del tunnel che abbiamo visitato.
La cupola è stata costruita dopo averne studiato attentamente la forma in modo da creare un particolare effetto acustico. Da qualsiasi punto della stanza vi troviate, sentirete la voce di chi parla dall’altare allo stesso esatto volume, un rimbombante suono che ha del divino. Per dimostrare ulteriormente l’incredibile effetto acustico di questa cappella, la nostra guida decide di sfoggiare le sue doti da cantante di musical, anche in virtù del fatto che eravamo l’ultimo tour della giornata, quindi con più tempo per rimanere all’interno del tunnel. Ci fa mettere sull’ingresso della stanza e sale sull’altare, esibendosi in una perfetta performance canora che ci rimarrà per sempre impressa nel cuore, per via della solennità del momento, della surrealtà quasi onirica della scena e del luogo unico al mondo.
Dopo la performance, siamo tutti scossi e chiediamo cosa significhi il testo della dolce canzone appena ascoltata. Ma siamo in Islanda. Anche il concetto di dolcezza qui ha la sua personale declinazione. Non vi deve quindi sorprendere scoprire che si tratta non di una canzone d’amore o un inno a qualche divinità, ma di una ninna nanna per bambini alquanto macabra, molto famosa in tutta Islanda. La storia narra di un fuorilegge e di sua moglie che, per tutta la vita, scappano dalle autorità, in giro per tutta l’isola. Quando capita che nasca loro un figlio, la madre lo culla dolcemente cantando questa ninna nanna per poi gettarlo giù dalle cascate, in quanto un peso per la loro fuga dalla Legge. A quanto pare, questa ninna nanna è tra le più cantate ai bambini islandesi. Disney-approved insomma.
Usciamo dal tunnel di ghiaccio come avessimo viaggiato in qualche versione alternativa della Terra, in un’altra dimensione e in un altro tempo. Siamo tutti positivamente scossi e continuiamo a ripensare a quanto abbiamo appena visto come ad una specie di sogno surreale. Durante il viaggio di ritorno, la guida ci racconta altre appassionanti storie di vichinghi e ci canta qualche altra canzone, chiaramente la sua vera vocazione, anche se non dovrebbe sottovalutare le sue doti da narratore.
Scendiamo dall’ex camion di missili nucleari con le farfalle al posto del cervello e non ci raccapezziamo tutt’ora dell’assurdità romanzesca di quella incredibile giornata dentro al ghiacciaio del Langjökull.
Dove vedere le orche in Islanda: whale watching a Olafsvik
L’Islanda è uno dei posti migliori al mondo dove avvistare le orche. Ci sono diversi posti in cui è possibile farlo e ve ne parlo in maniera approfondita in questo post dedicato al Whale Watching in Islanda.
Nel 2024, durante il mio secondo viaggio islandese, ho scelto proprio Grundarfjordur e, in particolare, Laki Tours per poter avere la possibilità di avvistare questi stupendi animali. Nella stagione soprattutto primaverile, infatti, questa zona è la migliore in assoluto per vedere sia le orche che i capodogli.
La partenza è dal porto di Olafsvik e noterete che la Laki Tours è l’unica compagnia di Whale Watching della zona, rendendo il tour praticamente unico visto che il traffico navale è quasi nullo: sarete solo voi, una piccola imbarcazione con pochi altri turisti a bordo, il mare e le montagne innevate e, soprattutto, le famiglie di orche e capodogli che vivono stagionalmente in quelle acque!
Vi racconto più dettagliatamente della mia esperienza nel post che vi ho linkato sopra, ma vi metto comunque qui un brevissimo video per darvi l’idea dell’esperienza che abbiamo vissuto!
Per scoprire cosa vedere a Reykjavik, apri questo post!
Mappa dell'itinerario di 15 giorni in Islanda
- GIORNO 1: Parco Naturale di Thingvellir, Gullfoss e Geysir, Secret Lagoon a Fludir, pernottamento a Reykjavik
- GIORNO 2: Landmannalaugar – strada bloccata, abbiamo optato per il piano B: vulcano Hekla, spiaggia di Vik e cascata di Seljalandfoss, pernottamento a Reykjavik
- GIORNO 3: cascata di Skogafoss, Myrdalssandur, pernottamento nei dintorni di Kirkjubæjarklaustur
- GIORNO 4: Parco Naturale di Skaftafell e cascata di Svartifoss, laguna di iceberg di Skaftafellsjokull e di Jokulssarlon, Diamond Beach, pernottamento a Seydisfjordur
- GIORNO 5-6: Seydisfjordur ed escursioni nei dintorni
- GIORNO 7: Parco geotermico di Myvatn, grotta di Grjotaga, campo di lava di Dimmyborgir e la cascata di Dettifoss, pernottamento ad Akureyri
- GIORNO 8: Akureyri e dintorni (possibilità di Whale Watching)
- GIORNO 9: Grundarfjordur – sulla strada Helgafell, la montagna sacra a Thor, pernottamento a Grundarfjordur
- GIORNO 10: se bel tempo, Parco Naturale di Snaefellsjokull – se brutto tempo, scogliere nere e faro di Ondverdarnes, mini vulcano di Saxholl, Djupalonssandur, pernottamento a Grundarfjordur
- GIORNO 11: tunnel di lava a Vidgelmir, tunnel di ghiaccio nel Langjokull, pernottamento a Grundarfjordur
- GIORNO 12-13-14: Reykjavik e dintorni
- GIORNO 15: ritorno in Italia
Per scoprire di più sull’Islanda, leggi i miei altri post!