Come arrivare al vulcano Hekla? Vi racconto qui come ho fatto durante il mio itinerario di 15 giorni in Islanda!
Per scoprire l’itinerario completo, iniziate da questo post!
Tra le miriadi di cose stranissime e stupefacenti che potrete fare in Islanda, non può certo mancare una passeggiata potenzialmente mortale su uno dei numerosissimi vulcani attivi dell’isola.
Nel nostro caso, siamo “capitati” sul famigerato Hekla, nome infernale per un vulcano altrettanto luciferino, in quanto il più attivo di tutta l’Islanda ed affettuosamente soprannominato, durante il Medioevo, “Gateway to Hell“. Inoltre, questo vulcano è tra i maggiori produttori di lava al mondo, avendone eruttati intorno agli 8 chilometri quadrati dalla sua prima eruzione, avvenuta nel 874.
Ma come si fa a capitare in un posto del genere?
Come arrivare a Landmannalaugar (o come non farlo)
Tutto è iniziato dal nostro piano originale, parte di 15 folli giorni di vacanza islandese: partendo alla mortale ora delle 6.30 da Reykjavik (dopo aver dormito in un ostello che potremmo gentilmente definire “rustico”), raggiungere, a bordo delle nostre provvidenziali Dacia Duster 4×4, lo stupendo parco di Landmannalaugar, una vallata rossa intervallata da meravigliose sorgenti sulfuree azzurro vivo, nell’entroterra dell’isola.
Siamo dopo la metà di settembre, ma le strade, nonostante i primi ghiacci, sono ancora ben percorribili, dunque non ci poniamo alcun problema sulla riuscita positiva del nostro piano geniale. Ma mai dare per scontata l’Islanda.
Ci avventuriamo, carichi di aspettative, lungo una stradina lunare da film di fantascienza, immersa in una specie di deserto lavico sterminato, la nostra macchina un piccolo puntino bianco tra le immense formazioni nere e rocciose, composte da quella che poi scopriamo essere propio la lava solidificata dell’Hekla.
Siamo sempre più esaltati, ci sembra di essere su un altro pianeta, ma ecco che ci ritroviamo davanti ad un cartello, disegnato a mano, che pacificamente punta verso un lastrone di ghiaccio, in origine un fiume, il quale dovrebbe essere la continuazione della nostra strada.
Nonostante l’ordine perentorio del cartello, indifferente alle nostre esitazioni, ci fermiamo prudentemente a studiare la situazione. Non ci sono altre deviazioni possibili e il ghiaccio si sta cominciando a sciogliere, mostrando la reale profondità del fiume sottostante.
Incredibilmente, non ci arrendiamo ancora alla spietata natura islandese, confidando nelle nostre Dacia Duster, per noi poveri continentali macchine di tutto rispetto, le quali, in realtà, fanno un proverbiale baffo alle strade dell’entroterra islandese, che richiedono tutt’altro tipo di mezzi per essere percorse. A beffarda conferma di tutto ciò e frantumando in mille pezzi i nostri sogni di valli rossastre, ci sfreccia accanto una jeep dotata di ruote alte più o meno quanto un essere umano di media statura, lanciandosi senza esitazione nel fiume e guadandolo come fosse la cosa più normale del mondo.
Guardiamo sconsolati la jeep che si allontana insieme alla nostra speranza di proseguire per Landmannalaugar. Vaghiamo ancora un pò sconsolati sulle rive del fiume ghiacciato, ma il panorama stupendo e l’aria frizzantina ci tirano presto su il morale e decidiamo di cercare un’alternativa in zona (le alternative non vi mancheranno mai in Islanda!).
Viene così proposto, in tutta nonchalance, il minacciosamente attivo vulcano Hekla, raggiungibile ritornando sulla stessa strada e svoltando all’unico incrocio su cui ci sia caduto l’occhio, improbabilmente piazzato nel mezzo del deserto di lava.
Come arrivare sul vulcano Hekla
Ci dirigiamo verso il vulcano con la coda tra le gambe ma comunque ottimisti sulla riuscita di questa seconda impresa giornaliera. La strada diventa sempre più sterrata e impervia, ma continuiamo imperterriti. Ci ritroviamo sempre di più su quella che potrebbe essere tranquillamente la superficie lunare, la strada che si inerpica in salita verso il vulcano.
L’ingresso ufficiale all’area del vulcano è rappresentata da un cartello (il secondo folle cartello islandese della giornata) di chiara ispirazione dantesca, il quale ci avverte, con un’inquietante tono di normalità, che, in caso si eruzione imminente, un messaggio verrà inviato a tutti i telefoni cellulari individuati nella zona e, a quel punto, si avranno soltanto 30 minuti per allontanarsi e salvarsi la pelle. Secondo i nostri calcoli e la nostra capacità di guida, sono del tutto insufficienti. Ma nemmeno questo ci ferma e proseguiamo senza indugi, scoprendo di non essere gli unici matti a farlo. Vediamo infatti in lontananza un’altra macchina, esattamente come la nostra, che si arrampica coraggiosamente verso la cima del vulcano. Una vista confortante, che ci spinge ulteriormente ad andare avanti.
Arriviamo così quasi sulla cima, prima di incontrare la neve e fermarci soddisfatti ad ammirare la strada percorsa dall’alto e il panorama assolutamente tolkeniano che ci si staglia davanti.
L’assoluta assenza di qualsiasi altra forma di vita nei dintorni (i nostri compari di follia sono misteriosamente spariti oltre una curva), e con “dintorni” intendo chilometri e chilometri di simil-deserto, ci fa momentaneamente ammattire. O forse è l’influenza del vulcano infernale. O i vapori sulfurei. O tutte queste cose messe insieme.
L’adrenalina è a mille e ci mettiamo a correre in giro come pazzi, come forse farebbero i primi uomini a mettere piede su un nuovo pianeta o gli ultimi uomini rimasti sulla Terra.
Completamente dimentichi dei 30 minuti di preavviso e del minaccioso cartello, ci dividiamo una barretta di Ritter Sport, da veri uomini di montagna.
L’atmosfera è assolutamente onirica, ci sentiamo euforici, ridiamo come pazzi, non si vede nessuno in giro per chilometri e il silenzio inquietante del vulcano è l’unica altra cosa che si sente oltre alle nostre voci felici ed incredule.
Dopo un tempo che non saprei definire, torniamo indietro discendendo il vulcano, una nostalgia che già ci prende l’anima, nonostante la pericolosità del luogo.
Sarà stato il fascino del rischio o la sensazione di essere da soli nel mezzo del nulla, difficilissima ormai da provare, ma sicuramente si tratta di un’esperienza unica nel suo genere ed indimenticabile, consigliatissima per vivere appieno lo spirito dell’Islanda più selvaggia!
Per scoprire di più sull’Islanda, leggi i miei altri post!