Sospesi sul ghiacciaio del Monte Bianco

Per chi, come me, è amante dell’alta montagna e delle camminate, non può mancare, tra le mete vacanziere preferite, la Valle d’Aosta.

Una regione bellissima e con una miriade di sentieri e sentierini tra cui scegliere, ma cosa succede quando la pigrizia cittadina si frappone tra voi e il vostro amore per l’alta montagna, tipicamente raggiungibile solo tramite arzigogolati e faticosissimi sentieri?

Vi propongo qui una gita alternativa, nel senso che non prevede lunghe scarpinate, ma unica al mondo, in uno dei posti più incredibili che abbia mai visto: l’Aiguille du Midi, un’appuntita montagna di 3842 metri nel massiccio del Monte Bianco (nelle Alpi francesi – ebbene sì, si scavalla addirittura il confine) ed esattamente posta di fronte al Monte Bianco stesso, offrendo un panorama unico al mondo.

Ora voi vi chiederete, come evitare la tipica camminata infinita, esclusivamente in salita e con competenze da stambecco richieste? Ebbene, il vivissimo ingegno dell’uomo pigro ha fatto sì che venissero costruite due incredibili funivie panoramiche (una sola se partite da Chamonix, in Francia, ma non vi potrete godere la traversata del ghiacciaio), che non solo vi portano nel rifugio ad alta quota più assurdo che abbia mai visto, ma consentono anche di osservare da vicino il Monte Bianco e le montagne che lo circondano, diversamente irraggiungibili se non da scalatori esperti o dagli incredibili falchi neri che popolano queste vette. Si tratta infatti del punto più in alto e più vicino alla cima del Monte Bianco dove potrete arrivare senza dovervi arrampicare.

Ma partiamo dall’inizio.

Luglio 2020, 4 giorni in Valle d’Aosta per staccare dall’ineluttabile afa estiva di Milano. Nessun tipo di organizzazione pregressa se non una pigra prenotazione al fantastico albergo Le Marmotte di Pré-Saint-Didier, dove avevamo deciso di andare principalmente per le terme, da veri e vergognosi turisti cittadini in località naturali. Ma i colori smaglianti della montagna estiva, l’aria pulita e finalmente fresca (e soprattutto respirabile) hanno subito fatto effetto e, invece di spiaggiarci nelle vicine QC Terme a non fare nulla, decidiamo di buttarci all’avventura. Lascio l’organizzazione totalmente in mano al mio ragazzo, che si dimostra abilissimo nel trovare posti incredibili all’ultimo minuto. Tra questi, individua il (in realtà) ben noto Skyway Monte Bianco, la funivia panoramica che, partendo da Courmayeur a 1300 metri, porta fino a Punta Helbronner, a 3466 metri, in una struttura completa di ristorante e terrazza panoramica ad alta quota.

Ma, nonostante la meravigliosa vista a 360 gradi sulle montagne innevate, non è questo il posto più mozzafiato che abbiamo visitato quel giorno.

Mentre siamo intenti ad osservare il panorama, infatti, notiamo degli strani mini ovetti spaziali che partono da un punto imprecisato sotto alla terrazza panoramica e percorrono un tratto lunghissimo fino ad una meta ancora meno precisata, dietro uno scavallamento che contribuisce ad aumentare il senso di mistero.

Ci incuriosiamo subito e andiamo ad informarci (NB: mossa tipica dell’organizzatore pigro, non raccogliere troppe informazioni sul posto dove si va per poi sperare di scoprire cose ancora più incredibili direttamente in loco, probabilmente già ben note al resto delle persone normali. Può essere una strategia vincente grazie all’effetto sorpresa “oddio cos’è quella cosa pazzesca di cui non sappiamo assolutamente nulla??”).

Gli ovetti spaziali si rivelano essere in realtà le mini cabine da 4 persone della Télécabine Panoramic Mont-Blanc, detta anche Funivia dei Ghiacciai, che collega Punta Helbronner all’Aiguille du Midi. Decidiamo immediatamente e senza indugi di prendere il biglietto, sentendoci una sorta di astronauti in viaggio per un pianeta sconosciuto.

La funivia percorre un lungo tratto sospesa sul ghiacciaio del Monte Bianco (sono più di 35 minuti di viaggio) con tanto di stop a metà percorso circa per potersi gustare la sensazione di stare appesi nel nulla, su un ghiacciaio, circondati unicamente da colori abbaglianti e dal rumore del vento.

Passiamo nel mezzo di massicci montuosi che sembrano dei giganti di un altro mondo, dei quali riusciamo a cogliere le enormi dimensioni solo grazie agli sparuti alpinisti (minuscole figure nere nel paesaggio altrimenti bianco candido) che si muovono faticosamente sulla superficie del ghiacciaio.

Ci sentiamo davvero dentro Star Wars, siamo ancora sulla Terra? Persino i nostri impassibili compari di funivia svizzeri sono estasiati (ma sempre con contegno) e ridacchiamo increduli tutti e quattro, senza scambiarci quasi una parola, perché di parole non ce n’è assolutamente bisogno: il paesaggio circostante parla da sé.

Quando l’ovovia si ferma in un punto quasi a metà del percorso, per consentirci di godere ancora meglio del panorama, cala il silenzio totale in cabina, gli occhi di tutti sono incollati all’esterno e al massimo si chiudono per qualche istante per godere appieno del suono del vento e del lieve cullare dell’ovovia.

Scruto del tutto incredula le striature rosa e bianche del ghiacciaio (sì rosa, ho provato a fare delle foto ma non rendono minimamente l’idea dei colori che abbiamo avuto l’onore di poter ammirare di persona) e continuo a rimanere senza parole, come d’altronde tutti noi minuscoli esseri umani davanti a questi giganti e alla loro bellezza.

Ci avviciniamo ora alla meta finale del nostro viaggio, una struttura marziana arroccata sull’aguzza punta dell’Aiguille du Midi, talmente assurda da rendere del tutto impossibile immaginare come diavolo sia stato umanamente possibile costruirla.

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Le ripide rocce della montagna, attraverso le quali passiamo nel nostro mini ovetto sospeso, hanno un colore rosso che non può non ricordare le immagini di Marte e, davvero, ci sentiamo astronauti nella nostra navicella in atterraggio sul Pianeta Rosso.

Finalmente scendiamo, le gambe instabili sia per via dell’emozione, sia per l’altissima quota alla quale ci troviamo, quasi 4000 metri (nel mio caso, anche per le vertigini che mi tormentano, ma resisto imperterrita, per un posto del genere ne vale totalmente la pena).

Passerelle e scalette in metallo abbarbicate intorno alle rocce sono l’unico modo per esplorare la stazione spaziale in cui siamo atterrati. Al suo interno, la struttura è nera con vetrate varie che consentono di osservare una serie di scorci mozzafiato. Vaghiamo, leggendo la storia del rifugio sulle sue pareti, in realtà del tutto distratti dal surrealismo della situazione in cui ci troviamo.

Ci sono anche altri turisti, quasi tutti francesi o tedeschi, ma non c’è confusione. L’aria rarefatta e l’incredulità delle persone fa sì che il silenzio meravigliato già sperimentato in ovovia si diffonda anche nel rifugio stesso. Tutti si guardano attorno e al massimo ridono o parlano a voce bassa, in religioso rispetto del luogo in cui ci troviamo.

Stiamo seduti a lungo su una terrazza a strapiombo sul ghiacciaio e con vista Monte Bianco, esattamente di fronte a noi in tutta la sua maestosità.

I falchi neri sono le uniche altre forme di vita nei dintorni e sono altrettanto incredibili da osservare, con il loro caparbio modo di volare lanciandosi a picco nel vuoto e derapando all’ultimo minuto. Non hanno minimamente interesse né paura degli esseri umani, ma stanno appollaiati sulle rocce rosse a gestire i loro affari giornalieri da falchi.

Ad un certo punto, un languorino. Molti, estremamente più organizzati di noi, sono arrivati muniti di tattici panini e borracce. Ci chiediamo se in un posto del genere sia previsto un punto ristoro e scopriamo un banchetto di panini (ovviamente pagati a peso d’oro) all’ingresso di un’altra incredibile terrazza, posta ancora più in alto rispetto alla prima. Una piattaforma in legno è situata al centro della terrazza e varie persone vi si sono sdraiate per potersi rilassare a quasi 4000 metri. Ci sediamo lì anche noi a gustarci i panini e il momento che stiamo vivendo. Siamo del tutto dimentichi del mondo reale, è quasi un sogno.

Ad un certo punto, alzo lo sguardo, aspettandomi di vedere soltanto la punta più alta dell’Aiguille du Midi e, al massimo, qualche falco. Ma mi sbaglio di grosso, perché noto un’ulteriore costruzione umana, una sorta di mini cubo trasparente. Trasparente? In vetro. Sospeso nel vuoto a 3842 metri.

Si tratta del Aiguille du Midi Skywalk “Step into the Void”, o “Salto nel Vuoto”, un nome che descrive quasi letteralmente la sensazione di trovarsi in una cabina di vetro trasparente con mille metri di nulla sotto ai piedi prima di incontrare il primo punto di terra ferma (composta comunque da sperticate rocce appuntite).

Un posto unico al mondo e difficilmente immaginabile, l’unica soluzione è visitarlo di persona!

Dopo aver trascorso una giornata incredibile in un mondo parallelo, tornare indietro sulla Terra è stato difficilissimo e rivedere le case e i locali di Courmayeur quasi straniante. All’arrivo, ci siamo seduti in un bar per più di un’ora per processare quello che avevamo visto e per elaborare il fatto che fossimo di nuovo tornati ad un’altitudine per esseri umani. Il giorno dopo, vogliamo tornarci ma ci trattengono altre mete in programma. Decidiamo di rimandare alla prossima volta che visiteremo quelle zone e quest’estate sicuramente “capiteremo per caso” da quelle parti!


Link utili in questa pagina

Dove prenotare i biglietti per la funivia Skyway Monte Bianco: Skyway Monte Bianco

Dove avere informazioni sulla funivia panoramica: Télécabine Panoramic Mont-Blanc

Dove avere un’anteprima del rifugio del Aiguille du Midi: Aiguille du Midi

Dove informarsi sul Salto nel vuoto – solo per i più coraggiosi: Aiguille du Midi Skywalk “Step into the Void”


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