Tra le mille esperienze che si possono fare in Uzbekistan, la più bella in assoluto, secondo me, è visitare uno dei tanti piccoli villaggi che si incontrano lungo la strada, tutti rimasti strettamente legati alla tradizione e molto ospitali nei confronti dei visitatori.
Nel mio caso, ho avuto la possibilità di trascorrere la giornata con una famiglia uzbeka nel villaggio di Mitan, una realtà molto particolare che rientra nel progetto Ami Uzbek.
Ami Uzbek nasce dalla volontà di mantenere intatta una delle caratteristiche più affascinanti della Via della Seta, quella di far incontrare e comunicare culture diverse tra loro, di raccontare le proprie tradizioni e confrontarsi per arricchirsi a vicenda e trasmettere la memoria di usi e costumi che andrebbero altrimenti dimenticati. In quest’ottica, Silk Road Destinations, l’ente turistico uzbeko con cui collaboro per organizzare i miei itinerari, ha stretto un accordo con le famiglie di Mitan, le quali aprono le loro porte ai visitatori e preparano con loro un pranzo tipico, consumandolo poi tutti insieme in un clima di risate, sorrisi, comunicazione a gesti e confronto culturale davvero unico nel suo genere.
Vi racconto qui brevemente la mia giornata al villaggio e vi metto in fondo tutte le informazioni per vivere esperienze come questa in Uzbekistan!
Ogni capitoletto approfondisce un aspetto diverso della cultura uzbeka ripercorrendo l’intera giornata al villaggio.
La danza in Uzbekistan
Il nostro arrivo a Mitan è stato accolto con una danza tradizionale, alla quale siamo poi stati invitati a partecipare.
Il ballo e la musica sono parte integrante della cultura uzbeka e in moltissimi ristoranti vi ritroverete, senza nemmeno accorgervene, coinvolti in un turbinio di danze organizzate per qualsiasi tipo di occasione, anche una banale cena tra amici.
Si ascolta musica tradizionale ma anche musica contemporanea, con ritmi che a tratti ricordano anche quelli della musica indiana. Unirsi alla serata di ballo del tavolo accanto al vostro non è considerata un’offesa, anzi, spesso è visto come una sorta di complimento e potrete stringere le più singolari amicizie proprio sulla pista da ballo.
Nel caso di Mitan, si tratta di musica e canti popolari, accompagnati dal suono dei tamburelli e dal battito delle mani. I membri della famiglia di tutte le età, dai bambini piccoli agli anziani in abiti tradizionali, si uniscono alla danza, incredibilmente coordinati e talentuosi, in contrasto con le mie – personali – scarse abilità danzerecce.
La danza viene utilizzata appunto anche come strumento di interazione sociale ed è per questo che a Mitan hanno scelto questo modo per rompere il ghiaccio con i visitatori.
La cucina uzbeka
Ci spostiamo poi verso il giardino della casa, ricolmo di alberi e piccoli orticelli.
Un pentolone di riso è posto sul fuoco, mentre uno dei membri della famiglia lo mescola e ne controlla la cottura.
Accanto, due delle bambine hanno steso un panno di stoffa con sopra dei piccoli impasti tondi: si tratta del Non, il tipico pane uzbeko, cotto in forni di argilla con una tecnica particolarissima, attaccando l’impasto ai lati del forno caldo e lasciando che si cuocia con il calore che ne deriva.
Nonostante le nostre scarse capacità culinarie, veniamo in invitati a provare a inserire noi il pane nel forno, prendendolo con appositi guanti e schiacciandolo con decisione sul lato interno di un forno di argilla già riscaldato. Io, ovviamente, fallisco miseramente, ma il mio impasto viene comunque recuperato e diventa dell’ottimo Non, servito con all’interno un pò di burro, lievemente sciolto dal calore del pane. Una vera bontà.
Assaggiamo anche dei fagottini di zucca veramente prelibati, cotti anch’essi nel forno di argilla. Sono i Somsa, sorta di involtini di verdure o di carne, venduti spesso anche nei mercati ad un costo irrisorio e davvero buonissimi.
Assistiamo infine alla preparazione del riso rimasto nel pentolone accanto al forno. Stiamo parlando del piatto forse più tipico dell’Asia centrale, il Plov, creato in diverse varianti in base alla zona in cui ci si trova. Nel nostro caso, all’interno del riso avremo uvetta, carne, carote e altre verdure. Del Plov e della cucina uzbeka nello specifico parleremo in uno dei prossimi post, quindi mi limito a mettervi qui la foto del risultato finale e ad assicurarvi che era veramente delizioso!
La tradizione del tè
Consumiamo il pranzo ad una lunga tavola imbandita a festa all’interno della casa di famiglia. Prima di entrare, togliamo le scarpe come da tradizione e camminiamo su un morbido tappeto ricamato fino ad accomodarci al tavolo, già pronto con le classiche tazzine in porcellana e il tè caldo ad aspettarci.
La tradizione del tè è anch’essa molto sentita e legata strettamente all’ospitalità. Il tè Chai, verde o nero, viene servito in piccole tazzine di porcellana e si consuma abitualmente durante i pasti. Anche di questo parleremo nei prossimi post, perché esiste anche qui una cerimonia del tè davvero interessante e tutt’ora praticata quotidianamente da tutte le famiglie uzbeke.
La famiglia tradizionale uzbeka
Durante il pranzo, comunichiamo in moltissime lingue diverse e a gesti. Oltre l’uzbeko, la principale lingua di comunicazione qui è il russo, parlato correntemente da tutti e insegnato nelle scuole. Il cirillico è proprio uno degli alfabeti utilizzati nei cartelli di segnaletica stradale e sulle insegne dei negozi. Anche il francese è spesso parlato, ma il modo migliore e più divertente per comunicare è sicuramente a gesti, riuscendo a farsi capire nei modi più impensabili.
Scopriamo così una serie di usanze interessanti legate soprattutto al matrimonio, considerato fondamentale nel processo di crescita di una persona. Solitamente, ci si sposa tra i 23 e i 26 anni, per le donne anche prima. Se si supera una certa soglia di età senza essersi sposati, le famiglie cominciano a preoccuparsi che ci sia qualcosa che non va e spingono affinchè non ci si “sieda” (come dicono loro) e si continui a cercare un compagno o una compagna.
Normalmente, si hanno tre figli, considerato il numero perfetto, anche se spesso se ne hanno più di tre. Tradizionalmente, il più piccolo della famiglia deve rimanere con i genitori e occuparsi di loro in vecchiaia ed è accettato anche che non si sposi. Queste ed altre tradizioni non sono legate a particolari aspetti religiosi, ma a quelli che sono considerati valori fondamentali della società uzbeka.
Dopo pranzo, usciamo con la famiglia per una passeggiata nei dintorni e osserviamo curiosi il resto del paesino, impariamo come vengono gestite le terre confinanti e come sono coltivate alcune piante autoctone.
Goodbye Mitan
A fine giornata, la famiglia ci regala gli ingredienti e la ricetta per cucinare il Plov a casa nostra (n0n ho ancora osato provarci) e ci fa anche assaggiare il miele fatto dalle loro api, che vi consiglio assolutamente di acquistare essendo estremamente naturale e buonissimo! Potrete anche assaggiare un miele davvero particolare, il miele di cotone, tipicamente prodotto in Asia centrale e ottimo per la salute.
Salutiamo quindi a malincuore Mitan e i suoi abitanti, con tanto di abbracci, foto e sorrisi. L’esperienza è stata davvero piena e particolarissima, un incontro vero e diretto con una cultura della quale spesso si conosce troppo poco e che ha moltissimo da dire e da regalare!
Se volete vivere questa esperienza, potete contattarmi per organizzare la singola escursione o il vostro itinerario intero in Uzbekistan.
Se vi interessano altre esperienze simili, date un occhio a questo itinerario di viaggio che propongo per il 2023, con esperienze al villaggio di Asraf e pernottamento nelle case delle famiglie locali!