In Van a Tenerife

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Itinerario in van a Tenerife

 

Maggio 2021. Riaprono i cinema e decidiamo di andare a vedere il film che ha vinto l’Oscar, Nomadland. Tratto da una serie di storie vere, raccolte prima in un reportage e poi in un libro, il film mostra la vita di questi nomadi americani dei giorni nostri che decidono di lasciarsi tutto alle spalle (chi per scelta, chi dopo aver perso casa e lavoro) e di viaggiare per le immense distese americane a bordo di piccoli ma attrezzatissimi van, lavorando dove capita e spostandosi continuamente, dando significato alla loro vita proprio tramite le loro incredibili esperienze di viaggio.

Il film fa riflettere e commuovere molto e, una volta usciti dalla sala, ci siamo chiesti se saremmo mai disposti a vivere una vita del genere. Vi dirò che ancora non saprei dare una risposta a questa domanda, anche se, dopo questa vacanza, un pensierino quasi ce lo farei!

La sera del cinema stessa, quindi, la risposta alla nostra domanda incombente da mesi, cosa facciamo quest’estate?, è stata quasi immediata: affittiamo un van e giriamoci Tenerife!

Ma cos’è per la precisione un van? Non è una roulotte, non è un camper ma non è nemmeno una macchina. Potrebbe essere definibile come una macchina con posti letto e cucinino, ma, ancor meglio, come la risposta alla vostra esigenza di avventura, di dormire in posti altrimenti inaccessibili, di non dover prenotare in giro con conseguenti orari di check-in e checkout, in breve, di non avere vincoli di alcun genere!

Trovo l’esperienza in van una delle migliori che abbia mai fatto, anche se certamente richiede una certa dose di praticità, capacità di adattamento, temperature clementi visto il doccino esterno (nel nostro caso almeno, ma ci sono anche van più grossi con il bagnetto interno) e predisposizione alla guida.

Sicuramente, per girare Tenerife, ma in generale anche le altre isole Canarie, è una delle scelte più intelligenti che possiate fare, perché potrete dormire in una miriade di posti letteralmente sull’oceano, girare liberamente decidendo giornalmente dove andare (viste le distanze irrisorie da un punto all’altro dell’isola, nemmeno due ore dal punto più a sud a quello più a nord) e risparmiare anche una notevole quantità di soldi (la benzina costa pochissimo e non ci sono autostrade a pagamento).

Il bolide

Detto questo, dove prenotare il vostro van e come? Esistono una serie di compagnie anche internazionali che affittano qualsiasi tipo di mezzo, van compresi. Ma vi consiglio qui direttamente quello che abbiamo fatto noi, perché ci siamo trovati benissimo!

Cercando su Internet, abbiamo trovato un sito (del quale esiste anche la app) per l’affitto di van da parte di privati. Una sorta di Airbnb dei van. Si tratta di Yescapa, sul quale potrete trovare diverse soluzioni in base anche alle vostre esigenze (van piccolo, bagno interno o esterno e simili). Ma anche qui, vi consiglio direttamente il van che abbiamo prenotato noi perché davvero non potevamo trovare di meglio! Vi metto qui il link e qualche foto.

Si tratta di una Fiat Scudo dalla quale sono stati rimossi i sedili posteriori per sostituirli con una struttura molto ben studiata, composta da cucinino, bagno chimico, letto matrimoniale smontabile per trasformarlo in un comodo tavolino ed una serie di scomparti di varie dimensioni per riporre le vostre cose (farebbero invidia alla più attrezzata casa dell’Ikea). Gli interni non sono solo molto pratici e ben tenuti, ma anche estremamente accoglienti. Si vede molto l’amore e la cura dei due proprietari, Anita e Raul, per questo mezzo incredibile che è la loro casa delle vacanze su ruote. Loro stessi ci hanno girato le isole Canarie e lo hanno attrezzato con tutto ciò che serve per un viaggio comodo e rilassante.

Non solo, poco dopo aver prenotato riceviamo un messaggio da Anita, la quale ci condivide una praticissima mappa di Google che evidenzia i posti migliori da visitare, dove mangiare e dove dormire. La sua disponibiltà non si ferma qui: riceviamo anche un manualetto in PDF sul van e sulle bellezze di Tenerife, due birre in frigo della birreria si dice più antica di Spagna (Tacoa, da provare assolutamente anche direttamente nel birrificio, situato a Tacoronte), asciugamani da mare e una guida in spagnolo che ci presta per trovare le camminate migliori da fare. Durante il viaggio, inoltre, ci siamo sentite diverse volte su WhatsApp per confrontarci sui posti dove andare, ricevendo sempre una miriade di link e di consigli. Davvero due bellissime persone, estremamente disponibili e gentili, e un van tenuto con estrema cura, che ci ha fatti sentire accolti e a casa!

Incontriamo per la prima volta Anita e Raul a Los Cristianos, nel parcheggio del porto. Ci fanno fare un giro del van mostrandoci tutti i trucchi e gli angolini del mezzo, sotto i nostri sguardi già entusiasti. È una specie di casetta dei folletti, con mini cassettini pieni di mini cose utili, un mini lavandino e un mini frigo e un sacco di incastri a sorpresa. Anita e Raul stessi sono quasi più entusiasti di noi mentre ci illustrano tutte le meraviglie del loro mezzo e le loro avventure. La cura e l’amore che ci mettono nella manutenzione del mezzo si nota anche dai piccoli gesti, come quelli di Anita che, mentre snocciola informazioni, pulisce con uno straccetto macchie quasi invisibili sulla fiancata, o dettagli come le lucine a forma di stelle appese all’interno per creare atmosfera. Ci trasmettono immediatamente voglia di averne uno nostro (piano che stiamo ormai valutando seriamente!).

Finito il tour del van e dopo qualche chiacchiera con i nostri nuovi amici canari, li salutiamo per iniziare il nostro viaggio all’avventura. Alcune perplessità iniziali sulla dimensione del letto rispetto alle dimensioni del mio ragazzo ci fanno perdere una mezz’oretta di valutazioni su come incastrare i piedi. In realtà scopriamo poi che ci si sta perfettamente e comodamente.

Sono ormai le 7 passate, quindi decidiamo di non spostarci di molto da Los Cristianos, andando al Medano.

Hippie e UFO: una notte a El Medano

El Medano è una cittadina particolarmente nota ai kite e wind surfers, visto il vento che tira forte tutto l’anno, ma anche agli appassionati di ufologia e questioni mistiche. Si tratta infatti di un luogo con un’energia molto diversa rispetto agli altri, forse per via del vento, forse per via della stupenda Montaña Roja, che si staglia, ben visibile da qualsiasi punto della città, in fondo alla lunga spiaggia vulcanica. È possibile salire sulla montagna percorrendo una serie di sentierini, cosa che vedrete fare da molte persone sia di giorno che di notte, ma specialmente all’alba e al tramonto. Si dice che sulla cima della montagna si siano verificati una serie di misteriosi avvistamenti UFO, da qui la fama mistica di questo posto. Inoltre, le particolari correnti energetiche che si pensa si incrocino qui fa sì che una serie di comunità hippie vi si siano stabilite nel corso degli anni. Si tratta principalmente di giovani ragazzi provenienti, nella maggioranza dei casi, dal Nord Europa, che vivono all’interno delle numerose grotte che costeggiano la costa tra la Montaña Roja e la vicina Los Abrigos (che significa “i cappotti”, nome piuttosto singolare in un posto dove la temperatura è stabile tutto l’anno sui venti-venticinque gradi). Che crediate o meno agli alieni o alle correnti mistiche, è innegabile che qui tiri un’aria particolare, di estrema libertà e tranquillità allo stesso tempo, rendendo questo posto unico nel suo genere.

Parcheggiamo esattamente sotto la Montaña Roja, dietro alla spiaggia de La Tejta (spiaggia frequentata anche da nudisti, come la maggioranza dei posti in questa zona. Giusto che lo sappiate, da non trovarvi davanti ad inaspettate sorprese). La vista della montagna al tramonto da qui è meravigliosa e già adoriamo la nostra prima notte in van.

Per trovare parcheggi strategici come questo, con bei panorami e allo stesso tempo ampi a sufficienza per il van (e non a pagamento), vi salverà letteralmente la vita una provvidenziale app, Park4Night, che illustra una serie di parcheggi strategici in tutto il mondo, con tanto di foto, voti e recensioni degli utenti ed elenco dei servizi disponibili. Potrete anche proporre nuovi posti, se ne trovate, e cercare stazioni di rifornimento acqua e scarico di acque grigie e nere (nome discreto per indicare il contenuto dei vostri gabinetti chimici, che ovviamente vanno svuotati in luoghi appositi per non impestare tutta l’isola).

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Dopo una notte con suono dell’oceano in sottofondo (e qualche bongo dai festini hippie sulla spiaggia), ci svegliamo presto per vedere l’alba (“presto” molto relativamente, perché l’alba è in realtà tra le 7 e le 7.30). Affamati e sforniti di qualsivoglia provvista, ci dirigiamo verso un posto in realtà poco canario e molto milanese, il Viente 04 surf café, dove fanno un brunch molto economico ma spettacolare (ma consiglio anche un incredibile baretto direttamente sulla spiaggia, il Cafe Flashpoint. Quello che ci vuole prima di partire per il Nord dell’isola, direzione San Andres.

Cani canari e spiagge isolate sulle Montagne Anaga

In un’oretta siamo in realtà già a destinazione. San Andres è una versione in miniatura de La Laguna, ma con un’atmosfera molto più sudamericana. Arrivandoci poi all’ora più calda, siamo in piena siesta, quindi le strade sono deserte e il sole non perdona, picchiando luminoso sulle case quadrate e colorate. Degno di nota qui è il Bar Los Churritos, dove potrete mangiare ottimo pesce in quantità industriale e ad un prezzo a prova di tutte le tasche.

Subito dopo San Andres si trova la famosa spiaggia di Las Teresitas. Una distesa di sabbia chiara e tante palme, sicuramente consigliata se siete amanti di questa tipologia di spiagge. Il periodo migliore per vederla è in realtà, secondo me, la primavera, quando è praticamente vuota e i chiassosi chiringuiti lungo la spiaggia sono chiusi. Diversamente, è purtroppo un po’ affollata e rumorosa.

La cosa davvero unica che ho visto qui, e purtroppo un po’ macabra, è l’assurdo cimitero di bambini, mantenuto così com’è perché storico, che si trova esattamente sulla spiaggia e dietro un chiringuito piuttosto trash, con tanto di musica da discoteca e vista sulle tombe di infanti. Uno spettacolo straniante senza dubbio.

Decidiamo presto di fuggire dal caldo e dal chiasso di questa zona dirigendoci verso l’alto, sulle montagne Anaga (ma prima di salire, vi consiglio un salto alla bellissima Playa de Las Gaviotas, isolata in una baia circondata da alte montagne e vicino alla quale, se sarete più fortunati di noi, potrete dormire con il vostro van!).

La spettacolare catena montuosa delle Anaga, che svetta sopra Las Teresitas e ricopre tutta la punta nord dell’isola, in un parco naturale a dir poco giunglesco, è quanto di più inaspettato potrete trovare qui. Dopo i panorami quasi desertici e marziani del sud, queste montagne verdi, sulle quali vi aspettereste di veder spuntare qualche piramide Maya, svettano verticali sull’oceano, attraversate da strette e tortuose strade che sembrano disegnate tra gli alberi.

Solo per visitare bene tutto il parco e percorrere la moltitudine di sentieri che lo attraversano vi ci vorrà una settimana buona. Inoltre, consiglio di prenotare con grande anticipo il permiso per percorrere il magico sentiero del Bosque Encantado, zona iper-protetta, nella quale possono entrare soltanto 40 visitatori al giorno (qui il sito per il permiso, e buona fortuna; per noi purtroppo non c’è stato verso di riuscire a prenotare).

 

Per questioni di tempo e di impossibilità di prenotare per il bosco incantato, purtroppo, abbiamo deciso direttamente di salire fino a Cruz del Carmen (picco dal quale partono una serie di sentieri) e poi ridiscendere dall’altra parte, diretti alla famosa Playa Benijo. La strada è a dir poco incredibile, si snoda come un tratto di matita tra speroni rocciosi, ai lati solo discese verticali a valle e verdi picchi montuosi dalle forme più strane. In alcuni punti vi troverete quasi nella giungla, con una fitta cupola di alberi sopra la vostra testa, aspettandovi quasi di veder spuntare dietro una curva Mowgli e Baloo.

Se volete cimentarvi in qualche camminata (qui fattibilissime anche in piena estate, visto il clima sempre fresco e la quantità spropositata di alberi), vi consiglio un libro che ho acquistato io, Walk!Tenerife (di cui potrete trovare maggiori informazioni su questo eccentrico sito, ma che potete anche acquistare tranquillamente su Amazon), scritto da camminatori inglesi che ogni anno si girano l’isola alla ricerca di nuovi sentieri, aggiornando costantemente il sito e la guida. Quando siete sul posto, chiedete anche in giro, nei punti informazione che trovate, per ulteriori consigli utili.

Scendiamo a Playa Benijo passando per l’unica strada disponibile, attraverso il villaggio di Taganana, pericolosamente arroccato alle pendici della montagna, e troviamo un punto panoramico dove parcheggiare il van e fermarci per la notte.

La vista sugli spuntoni di roccia che sbucano dal mare, avvolti dalle onde dell’oceano, nel silenzio e tra le nubi basse (abbiamo beccato brutto tempo per due giorni, ma il posto era comunque bellissimo), con pochi gabbiani che volano bassi e un silenzio di tomba rendono il posto magico.

Ci incamminiamo lungo la strada per raggiungere l’unico posto un minimo abitato tra Taganana e Benijo, le Roques de Las Bodegas (dalle caratteristiche rocce che svettano dall’oceano), dove troviamo per fortuna un bar aperto in cui mangiare qualcosa (pranzo e direttamente cena, perché non c’è nulla di aperto alla sera, abbiamo scoperto dopo a spese del nostro stomaco).

Arriviamo, dopo il nostro pranzo-merenda-cena, alla spiaggia di Benijo. Improvvisamente memorie della Nuova Zelanda si fanno spazio nella mia mente. Un’ampia spiaggia di sabbia nera, lunghe e tormentose onde oceaniche, rese ancora più ampie dalla bassa marea, qualche surfista e poche persone sparute, un vento fortissimo e il verde delle montagne tutt’intorno. In lontananza, altri roccioni nell’oceano, sorta di guglie gotiche dalle strane punte ricurve.

In generale, l’atmosfera sia sulle coste che sulle vicinissime montagne è quella di un film o romanzo fantasy, una sorta di Signore degli Anelli canario.

Il cielo completamente coperto da grigie nubi fa sì che si stia benissimo sulla spiaggia anche senza ombrelloni e coperture varie. Ci svacchiamo sugli asciugamani, godendoci la temperatura fresca e il panorama, decidendo immediatamente di fermarci qui due giorni interi.

Degno di nota è inoltre il nostro incontro con Laica, cagnolina che vive sulla spiaggia (nonostante abbia un padrone nel villaggio vicino, ma a quanto pare tutti la conoscono perché gira tra le varie spiagge che sono ormai casa sua). Ci adotta per un giorno intero, tanto che qualcuno pensava fosse nostra, e non ci abbandona nemmeno sulla strada di ritorno al van alla sera.

Trascorriamo due notti nel nostro spiazzetto vista roccioni e montagne, che incombono grigie sull’oceano. La cosa che più mi ricorderò è lo stranissimo verso dei gabbiani, che suona quasi come voci di bambini mixate e velocizzate da qualcuno. Le opzioni sono due, o questi gabbiani parlano una loro lingua Canaria, diversa da tutti gli altri gabbiani, o il vento forte porta i suoni in giro in modo strano, producendo effetti a dir poco bizzarri.

Ripartiamo a malincuore la mattina del terzo giorno. Sicuramente torneremo, anche per vedere le altre spiagge meravigliose che si trovano qui, quasi tutte raggiungibili a piedi o attraverso strette strade tortuose (vi segnalo qui Almaciga e El Dragonillo).

La verdeggiante e colorata costa Nord-Ovest

Il nostro viaggio in van ci porta ora a Nord-Ovest, in particolare l’intenzione è quella di andare a Punta de Teno, un altro parco naturale pieno di camminate ma famoso soprattutto per la strada panoramica di 6km che termina alla punta più estrema dell’isola, in corrispondenza di un romanzesco faro. Ci dimentichiamo, in maniera tipicamente nostra, il piccolo dettaglio che questa strada è chiusa alle macchine nel weekend (ricordatevi che è aperta soltanto in settimana e in orari molto particolari, o prima delle 9 o dopo le 20:00, ecco perché è l’ideale andarci con il van e fermarsi lì per la notte). Essendo domenica, fino a prova contraria quindi il weekend, la strada è chiusa e decidiamo di rimanere comunque in zona e dormire nelle vicinanze.

Questa costa dell’isola mi piace molto ed è sorprendentemente ancora diversa rispetto a tutto il resto. Non smette di colpirmi il fatto che, su un’isola così piccola, coesistano così tanti panorami e climi diversi.

Su questa costa vedrete moltissimo verde, montagne simili alle Anaga, ma molti più centri abitati (tra cui il più grande è Puerto de La Cruz) e immense distese di piantagioni di banani, con tanto di magione in pietra bianca che svetta al centro (le Finche, sorta di fattorie nostrane, in cui vi consiglio di andare per acquistare prodotti locali di ottima qualità).

 

Tra i numerosi villaggetti di case basse e colorate, in particolare consiglio di visitare Garachico, uno dei più famosi, e la impressionante Genovés, villaggio letteralmente sospeso sull’oceano.

Per questioni di parcheggio, noi però abbiamo in realtà dormito nei pressi de La Caleta de Interian, un minuscolo agglomerato di case, abitato, non so se in questo momento storico o sempre, soltanto da qualche sparuto canario.

Anche qui grazie a Park4Night, troviamo uno spiazzo carinissimo sull’oceano, con tanto di scalette che portano ad una calettina dove fare il bagno.

A 5 minuti nemmeno a piedi si impone in tutta la sua stranezza il ristorante con terrazza panoramica dove volevamo andare, El Mundial 82 (qui il sito a dir poco particolare), in onore dei mondiali svoltisi quell’anno in Spagna. La morigerata passione per il calcio del proprietario è sobriamente manifestata agli avventori non solo tramite il nome del locale, ma anche sulla sua facciata, con un enorme pallone da calcio dipinto in bella vista accanto all’entrata.

Scopriamo purtroppo che il ristorante è chiuso e che dovremmo teoricamente trovare un unico posto aperto in una fantomatica Calle San Andrés. Vaghiamo, ovviamente senza dati sul telefono, come sempre organizzatissimi, deducendo la strada da altri due disperati turisti, loro almeno con Google Maps a portata, che cercano lo stesso supposto locale dove poter mettere qualcosa sotto i denti.

Il paesino sembra quasi essere sopravvissuto ad un’apocalisse zombie, con le case tutte rigorosamente ben tenute, ma non un’anima in giro, le nuvole basse e grigie e il silenzio di tomba. Vi dirò che questa stessa sensazione l’ho provata più volte nel corso del mio mese canario e credo sia in realtà il triste risultato delle attuali restrizioni sui viaggi, che qui, luogo che vive principalmente di turismo, hanno colpito fortemente l’economia locale e la vita nei numerosi villaggetti sulla costa, quasi del tutto svuotati.

Ad un certo punto, giriamo un angolo e ci ritroviamo in Calle San Andrés. Vediamo due tavolini fuori da un bar e ritroviamo fiducia nel proprietario del Mundial 82, il quale, per un attimo, pensavamo ci avesse dato indicazioni a caso. Il bar si rivela essere un incredibile concentrato di folklore locale. Gestito da Carmen, ammirabile donnone di una certa età che porta avanti da sola tutta la baracca, giostrandosi tra i clienti compaesani a suon di urla e risa, il posto promette bene, visti anche gli enormi piatti di wurstel e patatine fritte che Carmen porta ai tavoli.

I due che ordiniamo noi sono buonissimi e facciamo subito amicizia con Carmen. Torniamo anche la mattina dopo per la colazione (non che ci fossero altre scelte disponibili, ma comunque avremmo scelto di andare da lei) e la aiutiamo a mettere fuori tavoli e sedie per la giornata. Siamo già quasi stati adottati e non ci va di andarcene. Ma il tempo è molto brutto e ventoso e non capiamo se l’unica spiaggetta del posto sia agibile o meno. Optiamo quindi per una camminata in città e decidiamo di visitare Puerto de La Cruz e La Orotava.

Puerto de La Cruz ha un centro decisamente carino e piratesco e una vita più da grande città, simile alla capitale Santa Cruz de Tenerife. Ciò che ci rimarrà nel cuore, però, è un posticino lontano dal centro (ma vicino ad un comodo parcheggio per van), un bar tipicamente canario, aperto a tutte le ore, dove è stato brevettato il piatto definitivo: le Papas Locas.

Il posto si chiama La Estrella Cafe Bar e, se ordinerete le famose Papas Locas, vi verrà servita una mega ciotola, da condividere rigorosamente, piena di patatine fritte sormontate da qualsiasi cosa possa venirvi in mente: diversi tipi di carne, salse varie, prosciutto, formaggio e ingredienti a sorpresa. Una vera bontà da mangiare con lo spirito giusto: la condivisione con gli amici di cibo spazzatura di qualità.

La Orotava, invece, ha poco a che vedere con Puerto de La Cruz. Si tratta, insieme a La Laguna, della seconda città storica e universitaria di Tenerife e, a mio parere, è prima in quanto a fascino e bellezza. La cittadina è arroccata in montagna e gode di una vista stupenda sull’oceano e sulla sottostante Puerto de La Cruz. Mi innamoro immediatamente delle stradine tortuose e delle salite verticali, delle casette basse e colorate di uno stile unico, un misto tra Pirati dei Caraibi, San Francisco e il Sud America (in realtà l’influenza primaria allo stile della città).

Il dedalo di casette e terrazzini sui tetti si snoda lungo strade acciottolate e ventose, tenute con estrema cura, con palme e giardini colorati che sbucano ad ogni angolo. Vaghiamo senza un percorso predefinito, totalmente presi dall’atmosfera unica del posto, camminando per ore senza nemmeno rendercene conto.

Arriva il tardo pomeriggio e a malincuore ce ne andiamo da questo ennesimo gioiellino magico e inaspettato.

Ci dirigiamo finalmente, essendo questa volta un giorno settimanale, alla strada panoramica per Punta de Teno, sperando di riuscire a passare la notte lì. Le nostre aspettative non vengono deluse quando superiamo trionfanti la barriera aperta e imbocchiamo la strada letteralmente incastrata tra alti roccioni e l’oceano. Il percorso è breve ma incredibile. Passiamo attraverso una stretta galleria scavata nella roccia e proseguiamo in punti in cui è impossibile immaginare come sia stato possibile costruire una strada.

Arriviamo in fondo al percorso in silenzio e meravigliata contemplazione del panorama unico. Una montagnola nera si staglia davanti a noi, con il famoso faro, scuro contro il sole che tramonta.

Notiamo subito che c’è molta gente, con macchine parcheggiate senza alcun controllo lungo la strada: sono venuti tutti ad ammirare l’incredibile tramonto in un posto isolato e totalmente incontaminato, in cui la presenza umana è testimoniata soltanto da alcune barchette dei pescatori in mare e da un’unica casa mimetizzata con la vegetazione (che ci domandiamo come mai sia stata costruita in un posto del genere). Entriamo nell’unico stretto parcheggio, intenzionati a fermarci qui per la notte, e dobbiamo purtroppo constatare che fino ad ora eravamo abituati bene, con parcheggi mezzi vuoti e luoghi deserti. Qui, nonostante in realtà il numero di persone sia contenuto, ci sembra di avere a che fare con masse di gente sconsiderata. Due loschi figuri, che avevano già parcheggiato il loro van completamente a caso, occupando metà del parcheggio, sostengono che la maggioranza della gente se ne andrà dopo il tramonto, quindi lasciamo il van anche noi piuttosto a caso per andare ad ammirare il tramonto.

Ma una volta scesi dal van, ci accorgiamo subito che la questione potrebbe non essere così semplice come sembrava. Un vento spietato colpisce Punta de Teno, completamente rocciosa e senza alberi a proteggerla, creando impressionanti cerchi nell’acqua, alzando colonne di terra e spostando le persone che cercano di salire in cima alla montagnola del faro per ammirare il tramonto, scivolando a destra e a manca e non riuscendo in alcun modo a camminare contro vento. Scene del genere le avevo viste solo a Ottobre in Islanda, di certo non pensavo di rivederle a Luglio a Tenerife. Ma il clima di quest’isola mi conferma ancora la sua incredibile varietà (tra i 7 e i 12 microclimi in appena 2,034.38 km2 di isola).

Riusciamo a fatica a guardare il tramonto, in bilico su un lembo di roccia scivolosa e contro vento. Il ritorno dalla montagnola è invece più semplice, avendo il vento alle spalle, ed effettivamente il parcheggio e la strada si svuotano in un attimo. Ceniamo ammirando l’arrivo della notte nel silenzio, interrotto solo dal forte vento che ha poi tirato tutta la notte, scuotendo il van come fosse fatto di latta (altro fatto che non mi era mai capitato se non in Islanda appunto). La luce della luna piena è talmente forte da illuminare quasi a giorno lo spazio circostante e l’oceano, continuamente spazzato da correnti fortissime che alzano, al largo, impressionanti colonne d’acqua.

La mattina dopo ci svegliamo di buon’ora per non rimanere bloccati all’interno della strada, essendo la chiusura programmata per le nove del mattino. Ci riproponiamo però di trascorrere qui almeno due giorni in futuro, per poter godere della spiaggetta di pietra e dell’isolamento del posto, dove durante il giorno possono arrivare solo alcuni autobus pubblici e qualche sparuto e coraggioso camminatore.

A Masca negli anni ’80

Ci consultiamo brevemente per decidere dove andare oggi e optiamo per un altro posto unico al mondo e a dir poco arroccato su un monte, il villaggio di Masca, con i suoi appena 90 abitanti e situato nella catena montuosa del Teno. Alcuni abitanti navigati dell’isola ci avevano informato a proposito dell’estrema difficoltà della strada che bisogna percorrere per raggiungerlo e della totale mancanza di parcheggi. Decidiamo quindi, saggiamente, di evitare inutili rischi e di lasciare il van a Santiago del Teide, affascinante paesino di montagna che ricorda quasi una località del Trentino, immerso in una verde pineta e punto di partenza di una miriade di bellissimi sentieri di montagna. Lungo la strada, girando una curva, vediamo anche sbucare all’improvviso e vicinissimo un bellissimo falco, immobile e silenzioso, ad ali spiegate, in procinto di gettarsi a picco sulla povera preda che stava puntando. Siamo talmente vicini da poterne distinguere persino il piumaggio e lo sguardo arcigno da cacciatore.

Troviamo parcheggio accanto ad un maneggio (tentati dal virare su una passeggiata a cavallo nella pineta) e andiamo alla vicina fermata dell’unico autobus che porta a Masca.

Un piccolo pullmino verde è parcheggiato davanti alla fermata e aspettiamo che arrivi l’autista, confidando in Google, che ci aveva suggerito una serie di orari di partenza plausibilmente corretti (potrete comprare i biglietti direttamente sull’autobus, ma accertatevi di avere dietro i contanti).

Dopo una decina di minuti, si avvicina a grandi passi un autista della Titsa, la compagnia pubblica di autobus (detti Guaguas). Capelli anni ’80 con tanto di meches bionde, atteggiamento da istruttore di palestra, ci fa salire con tutta calma e parte con una guida a dir poco sportiva lungo la tortuosissima strada per Masca, la radio a volume sparato sulla colonna sonora di Dirty Dancing.

Ci sentiamo in un film, mentre l’autobus sfreccia lungo le curve a gomito e a strapiombo su una bellissima vallata verde, tra strane montagne dalla punta arrotondata, quasi portassero berretti da notte. Le follie dell’imperatore balza subito alla mia memoria, con la sua Kuzco-topia da costruire su una montagna esattamente uguale a quelle che stiamo osservando. Ringraziamo il cielo di essere stati, per una volta, iper prudenti, evitando di rimanere incastrati con il van in una di queste curve impossibili, che paiono disegnate a matita da qualche folle illustratore.

Ad un certo punto, intravediamo finalmente Masca. Una serie di casette costruite in lungo sulla cresta di una montagna che termina con una roccia tondeggiante, ennesimo gigante cappello da notte.

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Al di sotto del villaggio, una vallata tra due montagne più alte e, in fondo, l’oceano azzurro. Uno spettacolo meraviglioso, uscito da un libro di favole.

Scendiamo tutti interi a Masca, salutando il nostro autista da film dei Coen (sincerandoci, soprattutto, del prossimo orario di passaggio dell’autobus) e ci addentriamo entusiasti nel villaggio. Un’unica stradina acciotolata si snoda fino alla montagna con cappello da notte finale, percorrendo l’intero villaggio e passando attraverso le basse case colorate e una piazzetta con tanto di chiesa in pietra e piccolo bar per i turisti (un numero esiguo, vista l’unicità del posto). Passeggiamo con la familiare sensazione di trovarci in una favola e non nella realtà.

Se siete più organizzati di noi e camminatori resistenti, il mio consiglio è di valutare la camminata attraverso il Barranco di Masca, la ripida vallata che arriva fino alla Playa di Masca, raggiungibile solo a piedi o in barca. Per questa volta, noi ci “accontentiamo” soltanto del villaggio fatato e dei suoi strani abitanti, tra cui un venditore ambulante di fichi e incredibili marmellate casalinghe.

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Sicuramente vale la pena valutare di trascorrere una notte qui, se si riesce a trovare posto in una delle pochissime strutture per turisti che potete trovare. Noi però rientriamo alla nostra casa su ruote prendendo l’ultimo autobus della giornata. Ritroviamo il nostro impomatato autista anni ’80, con la sua radio a volume sparato e la sua guida a dir poco agile lungo una strada impossibile. Con nostra sorpresa, arrivato in cima alla salita, prima di scavallare la montagna per tornare a Santiago del Teide, si ferma e ci chiede se vogliamo scendere per scattare qualche foto del meraviglioso panorama davanti a noi. Gentilissimo, non siamo abituati a questo genere di accortezze e questo rende il suo gesto ancora più gradito.

Dormiamo in zona, decisi. a passare l’ultimo nostro giorno in van sul meraviglioso Teide, già visitato senza van all’inizio della nostra vacanza (qui il post riguardante il Pico del Teide e come raggiungerlo).

Di nuovo su Marte al Parco del Teide

Il nostro ultimo giorno lo dedichiamo a camminare per le distese di montagne rosse e sabbiose del meraviglioso Parco del Teide. Ci concentriamo questa volta sulla parte di Parco che non avevamo ancora visitato, scegliendo il sentiero per la Montaña Blanca e le distese sabbiose delle Minas de San Jose.

Entrambi questi luoghi sono estremamente desertici e ricordano incredibilmente Tatooine di Star Wars, con tanti di Sabippodi e Jawa in agguato dietro alle montagnole di roccia e sabbia.

Il primo sentiero che percorriamo è quello che passa accanto alla rossissima e stupenda Montaña Rajada (sulla quale è situato il Rifugio Altavista, al momento chiuso, ma luogo consigliatissimo per un pranzo o, ancor meglio, per il pernottamento).

I possibili sentieri che potete fare sono diversi e tutti ugualmente belli. Noi siamo arrivati fino alla Montaña Blanca e siamo tornati indietro (si tratta di sentieri ben segnalati e percorribili anche dai meno esperti).

Il panorama rosso è a dir poco affascinante e non c’è nessuno nei paraggi. Un capolavoro di colori caldi e montagne desertiche.

Una volta tornati indietro, arriviamo in van alle vicine Minas de San Jose, stupende dune sabbiose di uno strano colorito bianco-verdognolo, davvero uniche e percorribili a piedi in maniera completamente random.

Non fatevi sfuggire questa tappa del parco perchè si tratta di uno tra i numerosi panorami stranissimi che vedrete in questo posto speciale.

Vi consiglio anche di trascorrere qui la vostra notte in van, in uno dei numerosi parcheggi lungo l’unica strada del parco (piuttosto clemente, vista la tortuosità delle altre percorse fino ad ora), perchè potrete godere della vista di un cielo stellato tra i più famosi ed osservati al mondo!! Un degno finale alla vostra vacanza tenerifiana.

Restituiamo il van il giorno dopo, stanchi morti ma ancora meravigliati dalla quantità di panorami diversi e stranissimi che abbiamo visto qui, consapevoli del fatto che questa isola ha ancora molto da regalarci e altri mille angoli nascosti da scoprire!

Stay tuned per altri post al riguardo, c’è ancora moltissimo da vedere!!

P.S.: tra le specialità locali, oltre le incredibili Papas Locas, vi consiglio il Leche-Leche (o Barraquito nella sua versione alcolica), il tipico caffè canario, e El Golpito, pane secco servito in un apposito incartamento, da mangiare unicamente dopo averlo colpito con forza per romperlo, come prontamente indicato sulla confezione.


Link utili in questa pagina

Dove affittare il vostro van: Yescapa

Dove bere la birra più antica di Spagna: Tacoa

Dove dormire e rifornirsi: Park4Night

Dove prenotare una passeggiata incantata: Bosque Encantado

Dove trovare consigli utili per le camminate (in inglese): Walk!Tenerife


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