Un weekend a Stoccolma

Prima dell’avvento dell’ormai pestilenziale smart working, ho avuto la fortuna di andare spesso per lavoro a Stoccolma.

Nel caldo Agosto 2019, durante una di queste salvifiche trasferte, decisi di fermarmi anche per il weekend, per poter visitare la città senza l’effetto allucinogeno da coma post-ufficio.

Dormire in ostello a Stoccolma

Ovviamente, nella mia perpetua mancanza di fondi e da buona risparmiatrice genovese, la mia scelta dell’alloggio ricadde su uno sgangherato ostello, tale Birka Hostel, e sulla classica profumata e confortevole camerata da 12 persone. Ma non mi accontentai di questa già sufficientemente oculata gestione delle finanze, mi spinsi oltre, trascinandomi dietro il non plus ultra del cibo da studenti fuori sede – le buste Knorr, must di ogni mio viaggio, per risparmiare su ristoranti costosi e, paradossalmente, per mangiare meglio (5 stelle Michelin alle buste Knorr dopo essermi cibata per settimane della cucina svedese – polpette Ikea perdonatemi).

Sull’affidabile Hostelworld, il Birka Hostel riporta un’accurata descrizione di una fantomatica cucina, la quale ovviamente non si rivela essere nemmeno lontanamente paragonabile ad una cucina reale, in quanto stanza con due fornelli e alcune ciotole dal misterioso utilizzo. 

Del tutto ignara del disagio che mi attendeva, parto, sicura di me, con la mia tattica valigia da esploratrice old-school.

Il Birka Hostel mi appare come una struttura anonima, con una reception eufemisticamente definibile minimal, una stretta scala che porta ad una puzzolente camerata stipata di bagagli, con letti a castello a tre piani che torreggiano sul microscopico spazio di manovra per entrare ed uscire dalla stanza (tutto il resto puoi farlo comodamente nella tua stretta cuccetta, sperando che il tuo compare al piano di sopra non pesi troppo, piegando irrimediabilmente la rete del letto sulla tua testa). Il tutto condito da strani figuri che russano a letto alle 5 del pomeriggio, in ripresa dalla classica sbornia mattutina. Bene così.

Manca, a questa descrizione paradisiaca, il bagno. Il bagno? Quale bagno?

Non aggiungerò altro.

Nel disagio più completo del mio primo giorno di vacanza stoccolmese, mi accordo con un mio collega, Simone, già sul posto per questioni di lavoro e comodamente alloggiato nell’albergo pagato dall’azienda, per vedersi alla sera. Mentre mi accingo a rilassarmi, vengo approcciata da due compari di disagio, un ragazzo tedesco e un italiano, tra i loschi figuri russanti fino a poco prima, emersi dal loro sonno comatoso. Ok, mi dico, valutiamo se sono due possibili scocciatori e, nel caso sembrino persone tranquille, concediamo loro quel minimo di confidenza dettato dall’educazione. Ma i due compari si rivelano stranamente persone molto simpatiche e per nulla interessate ad altro se non a fare due parole. Visto il ritardo cronico del mio collega, mi unisco a loro per fare un giro, che si trasforma in breve in una serata inusuale.

Vita notturna a Stoccolma

Incrociamo per strada un uomo d’affari finlandese, già su di giri per il venerdì sera, che ci racconta la sua incredibile vita sbiascicando in un inglese comunque perfetto, per poi invitarci ad una serata rock in un locale molto particolare, l’Engelen, un pub a dir poco eccentrico con musica dal vivo quasi ogni sera.

Tuttavia, come la nostra scelta dell’alloggio fa intuire, le nostre finanze ci impongono di salutare il simpatico finlandese per vagare senza meta alla ricerca di un paninaro qualsiasi. Troviamo un salutare banchetto di hot dog, che divoriamo seduti in un parco accanto ad alcuni bidoni della spazzatura, all’apparenza innocui, ma dotati di strane funzionalità. A quanto pare, non abbiamo capito esattamente per quale motivo, questi bidoni emettono ad intervalli versi di uccelli registrati, che suonano gracchianti e sinistri, soprattutto se ci si trova in un parco nel silenzio della notte. Forse per cacciare i numerosi gabbiani che rovisterebbero nei rifiuti? Possibile, ma la faccenda rimane ancora un mistero.

Dopo la scorpacciata di hot dog e birra scadente, caracolliamo in un locale incredibile, lungo la Hornsgatan, l’h62.

Si scendono delle ripide scale per arrivare ad un piano interrato e fumoso, con luminarie violette e blu, dove sparano musica da discoteca molesta che si salva unicamente, a mio modesto parere, grazie ai tavoli da calcetto gratuiti, una manna dal cielo. Basta acquistare un cocktail e richiedere una pallina. Una soltanto però. E non devi perderla. Per nessun motivo. Non perdere la pallina.

Non perdiamo la pallina, ma in compenso passiamo la serata a fare tornei di calcetto con svariati svedesi ubriachi.

Trekking al Tyresta National Park

Il giorno dopo mi sveglio miracolosamente di buon’ora per andare a camminare in un parco incredibile, subito fuori Stoccolma (è in realtà enorme, ne ho visto solo una parte) il Tyresta National Park.

Io e Simone seguiamo chiacchierando i sentieri meravigliosi che si snodano tra gli alberi e i laghi azzurrissimi, mangiamo due pessimi panini svedesi sulle rive del lago e rilassandoci al piacevolissimo sole estivo (se non siete amanti del caldo, la Svezia in Agosto ha un clima perfetto – cambiamento climatico permettendo).

Per arrivare al parco è sufficiente prendere uno dei modernissimi treni svedesi con fermata a Haninge e salire poi sull’autobus 834 in direzione Tyresta Village.

Dove cenare a Stoccolma e idee per il dopocena

La scarpinata non mi impedisce comunque di cenare di nuovo con i miei due amici del Birka, incrociati per caso nella “cucina”, come sempre in fase riposo da non si sa bene cosa. Usciamo e scopriamo un buonissimo locale di cucina svedese, il Nomad (qui la pagina Instagram).

Situato nel cortile di un ostello – molto più bello del nostro – offre cucina tipica svedese ben fatta e ha un palchetto, con tanto di romantiche lucine colorate, sul quale si esibiscono band locali, una delle quali abbiamo avuto modo di ascoltare quella sera (purtroppo non ricordo più il nome). Due ragazze biondissime, bellissime e pallidissime si esibiscono in una sorta di musica elettronica particolare, con amici e parenti (così abbiamo inteso) che si esaltano tra il piccolo pubblico presente. Un posto davvero carino anche perchè frequentato da molte persone del posto, dando un assaggio della vita degli svedesi a Stoccolma.

Concludiamo la serata vagando per il centro e imbattendoci in un tipicamente folkloristico festival coreano, con tanto di specialità culinarie e concerto della famosa band BTS – nome che sembrerebbe indicare una malattia sessualmente trasmissibile, ma si tratta in realtà, secondo la brillante critica americani, dei nuovi Beatles. Erroneamente. E non mi dilungo nemmeno.

Ci immergiamo nel clima della festa e della musica allucinogena – cercateli su YouTube per avere un assaggio del delirio – finchè, storditi, cerchiamo un luogo di pace e decido di portarli in un belvedere per intenditori, in quanto raggiungibile percorrendo una stradina stranamente campagnola in centro città, a tratti fangosa, al termine della quale mai ci si aspetterebbe di trovare qualche sinistra fattoria abbandonata.

Si tratta di Mariaberget a Sodermalm.

Dal belvedere si può ammirare il centro città, tutto illuminato, che si specchia nel mare, con la strana luce bassa del tramonto estivo, che in realtà non termina mai se non per qualche ora, prima che il sole risorga nuovamente. Posto consigliatissimo.

Sull’isola di Fjaderholmarna

Il giorno dopo mi alzo, moderatamente riposata, per andare con Simone su un’isola nelle vicinanze, Fjaderholmarna. Ora, dovete sapere che Stoccolma è composta di fatto da varie isole unite da ponti e ponticelli (uno dei motivi per cui mi piace tanto) e altre svariate isole raggiungibili via traghetto (qui potete vedere le rotte disponibili e prenotare). Per questo motivo, troverete sulle guida una miriade di nomi impronunciabili corrispondenti ad un’altrettanta miriade di isole e di traghetti, a tratti decisamente costosi. La nostra scelta è stata di nuovo dettata principalmente dal prezzo e, ovviamente, dalle attrattive dell’isola (sentierini, rocce, mare limpido).

La scelta si è rivelata azzeccata, la giornata permetteva quasi di fare un bagno e ci siamo addirittura abbronzati. I panini erano come sempre radioattivi, non ci sperate.

Con più tempo a disposizione, consiglio di girare anche le altre meravigliose isolette, ciascuna con le tipiche casette rosse e un mare cristallino.

Arte Contemporanea a Stoccolma

Sono arrivata all’ultima sera con i miei amici del Birka e alla fine del mio weekend allo scatafascio. In condizioni pietose tra stanchezza e poche docce fredde, usciamo per andare di nuovo a mangiare al Nomad, dove conosciamo un’interessante ragazza che fa la guida turistica in un museo di arte contemporanea (ci cita più volte il nome di un famoso artista, ma nella nostra totale ignoranza la poverina ottiene soltanto sguardi vacui e vaghi cenni del capo incoraggianti). Comunque il museo dove lavora sembra un posto incredibile e ci offre di farci da guida quando vogliamo. Il posto si chiama Artipelag ed è totalmente immerso nel verde, con tanto di strane sculture che sbucano tra i cespugli dell’enorme parco annesso. Molto bello da visitare anche per chi, come me, non sa assolutamente nulla di arte contemporanea. Il posto non si trova esattamente vicino alla città, bisogna prendere un battello per arrivarci, ma il biglietto è solitamente incluso nel prezzo della mostra.

Mi ripropongo di andarci nelle successive settimane di trasferte.

L’ultima sera con gli amici del Birka è un pò malinconica, fossimo stati più tempo avremmo fatto anche il passo di organizzare qualche gita insieme oltre alle solite riunioni serali. Ci salutiamo tra grandi abbracci e buon viaggio vari.

Per chi vuole dormire in albergo

Il giorno dopo è sfortunatamente lunedì e dovrei andare a lavorare, mi trascino quindi, all’alba e non nelle mie condizioni migliori, all’albergo prenotatomi dall’azienda, un miraggio vero e proprio, con un letto degno di questo nome e un bagno che non ha nulla a che spartire con le latrine del Birka. Se siete disposti a spendere di più – e ad avere un alloggio nel vero senso della parola – vi consiglio assolutamente di andare allo Scandic, catena di alberghi nordica piuttosto rinomata, molto chic, con le tipiche lucine rilassanti e fuocherelli vari (ovviamente voluti) durante le fredde serate invernali. Un toccasana per l’animo, ancor di più grazie all’incredibile The Nest, la zona Spa, con tanto di piscina calda all’aperto e una rete enorme, all’interno della costruzione, dove sdraiarsi e rilassarsi.

A Stoccolma ci sono diversi Scandic, noi siamo stati al Downtown Camper by Scandic, che ha anche, per i più sportivi, pratici tavolini da ping pong di design ad ogni piano.

Ma se invece siete come me, non temete, il Birka non è l’unico ostello della città, potete trovare di meglio!

Vi riporto qui sotto altri posti belli dove andare a Stoccolma, visitati nel corso di vari vagabondaggi post-lavoro.

Al prossimo viaggio!

Gröna Lund – incredibile parco giochi.
Qui il sito.

Un giro a piedi del quartiere di Sodermalm, con le sue case strane e i tetti a punta.

Un giro in centro nella coloratissima Gamla Stan.


Link utili in questa pagina

Dove avere informazioni sul Parco Nazionale di Tyresta: Tyresta National Park

Dove prenotare i traghetti per le isole circostanti: stromma.com

Dove vedere un pò d’arte contemporanea: Artipelag


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